Renzi lancia comitati civici, “contro governo cialtroni”

E il terzo giorno Matteo Renzi iniziò a parlare davvero di futuro, ma non di quello del Partito Democratico.

La Leopolda 9 si chiude con il leader dei migliaia che gremiscono ancora la vecchia stazione fiorentina che promette “un popolo che si rimette in cammino” e i comitati civici. Di resistenza al governo gialloverde, ma di fatto paralleli al partito. “Non una nuova corrente”, precisa l’ex premier, che nel discorso finale parla poco del congresso dem. In molti vedono nei comitati un movimento e gli ultimi oratori sul palco prima del verbo di Renzi usano quella parola. Non lui, che sul governo carica duro: “Non lasceremo l’Italia ai cialtroni che sfasciano i conti. L’odio si ritorcerà su di loro: i giacobini finiranno sul patibolo”. Preceduto da amarcord del “governo dei mille giorni”, da manager pubblici trombati da M5S-Lega a rivendicare i successi, imprenditori e sindacalisti a giurare sulla bontà del Jobs Act, da un’ovazione al sindaco di Riace, Renzi non delude i suoi. Definisce “fake news vivente, un bugiardo” il presidente della Rai Marcello Foa e chiede di denunciarlo per aver accusato gli eurodeputati Pd di prendere soldi dal finanziere George Soros. E vuol vedere le schede della sua elezione “che sospetto segnate”. Smentisce di sentirsi con Matteo Salvini e fa appello a lui e a Luigi Di Maio: “Si fermino prima di far sbattere l’Italia”. Renzi torna sul mancato accordo di governo con il M5S, da lui affondato in tv: “Sarebbe stato molto vantaggioso, ma abbiamo salvato l’anima. Saremmo stati solo il piccolo alleato saggio”. Vede “pezzi di establishment che erano contro il mio referendum per le riforme e che vorrebbero populismi di destra e sinistra”. L’ex ministro democristiano Enzo Scotti sarebbe il riferimento di questi gruppi dirigenti, “il guru di Di Maio” secondo Renzi. Nemici della sua leadership c’erano anche all’estero, ma “con la personalizzazione abbiamo preso il 40%, senza siamo al 18”. Per il congresso Pd Renzi non si sbilancia, “rispetteremo e collaboreremo con chi vincerà come non hanno fatto con me”, promette. Se ha convinto Marco Minniti a correre non lo ha ancora indotto a dichiararlo. Per Renzi la via sono i comitati civici, “non per le elezioni, ma per far partecipare. Andate e fondatene uno”, chiede alla folla. “Il business plan di uno spin off politico”, di una nuova avventura, secondo un imprenditore.

Di “movimento” parla Teresa Bellanova, infiammando la platea: per l’ex sottosegretaria “non c’è da chiedere scusa né nulla da rinnegare” del periodo di governo Renzi. E “nel Pd c’è troppo testosterone”, troppi leader uomini, accusa. Il pubblico non la vedrebbe male come candidata al congresso; il suo nome girava. Intanto Nicola Zingaretti, possibile favorito per la guida del Pd, parla dell’economia che vorrebbe, “più giusta”. Il segretario Maurizio Martina prosegue sulla linea del ‘Pd aperto’ e con lo spirito unitario di piazza del Popolo. Il suo mandato terminerà al forum programmatico di Milano di sabato e domenica. A novembre l’assemblea nazionale avvierà l’iter per il voto nei circoli e le primarie a febbraio. Con il fattore Renzi.

Aggiornato il 22 ottobre 2018 alle ore 12:32