
Un vecchio spettacolo, un concertone, una coda d’estate romana, un teatrino all’aperto, insomma tutto fumo e niente arrosto.
Ecco perché diciamo di massimo solo il circo, nella kermesse grillina l’unica bellezza è stata quella del fascino immortale della Roma imperiale, per il resto il nulla o poco più. Di Beppe Grillo cosa dire, uno sproloquio e basta, seppure da comico navigato, ormai gira a vuoto e straparla, battute, provocazioni, insolenze, un repertorio trito e ritrito, arsenico e vecchi merletti.
Siamo sempre lì, dai pentastellati nessun progetto culturale, nessuna direzione chiara, nessuna novità per il Paese, insomma l’autoesaltazione del nulla. A sentirli, uno dopo l’altro, nessuna strategia e piccoli orizzonti, un ritornello di pauperismo e slogan; per farla breve, panem et circenses. Del resto, guarda caso, Giovenale faceva satira e il suo motto si riferiva proprio ai giochi e alla distribuzione gratuita del grano, alla popolazione e al Circo Massimo, un modo antico per ottenere consenso. A Napoli, ai tempi dei Borbone, panem et circenses divenne feste e farina e forca, insomma di tutto pur di accontentare il popolo, con stuzzichini e promesse di galera, pur di averne il favore assicurato.
Ecco perché diciamo che il reddito, il decreto dignità, l’abolizione della povertà e le manette ad ogni piè sospinto è roba vecchia, demagogica, inutile e dannosa. Come se il debito pubblico per dare il reddito non fosse povertà aggiuntiva, non fosse un peso in più sulle casse di tutti e del Paese, altro che povertà abolita.
Lo stesso grido di vittoria sul condono è suggestione, apparenza moralista e basta. Parliamoci chiaro, sul fisco non è cambiato niente, tutto è rimasto tale e quale. Cento tasse e cento balzelli, stesse regole di riscossione, multe e sanzioni, avidità e presunzione di colpevolezza, mille scadenze e mille operazioni, insomma un’eresia, altro che grido di vittoria al Circo Massimo. Con un fisco così, rimasto tale e quale, passato il condono tra qualche anno saremo di nuovo al punto di partenza, una guerra totale fra contribuenti e amministrazione.
Per questo diciamo nulla di nuovo e nulla di buono negli annunci dei grillini, senza un progetto di riforma del Paese c’è poco da far festa al circo o dal balcone. Giustizia, Sud, sviluppo, burocrazia, statalismo, fiscalità, liberalizzazioni e architettura istituzionale, serve una Carta nuova di zecca, solo così si potrà brindare alla nuova Repubblica e al futuro. Resta solo la speranza che duri poco, che la Lega rompa e ci riporti al voto, presto, prima possibile, perché nel mentre balleremo e balleremo assai, bontà loro…
Aggiornato il 22 ottobre 2018 alle ore 11:49