
Ministro Di Maio, lasci fare la stampa che non c’entra, pensi piuttosto alle sciocchezze che rischiano di metterci nei guai, il giornalismo fa il lavoro suo, da addetti ai lavori lo sappiamo bene, come sappiamo che certo, poi, c’è modo e modo.
Insomma nella vita, perfino alle olimpiadi, c’è il gioco duro, quello più lasco, quello indifferente e c’è chi se ne fotte e picchia forte. Si figuri, lo dice a noi, che spesso ci sfidiamo con la penna, ma la stampa serve per questo, per dare spazio a tutte le maniere, quelle che piacciono e quelle contrarie, ci mancherebbe mica siamo in Turchia. Pensi solo a Silvio Berlusconi, a quante ne hanno dette e scritte su di lui, a quante volte si è passato il segno, che piaccia o no questa è la stampa, dopodiché esistono le regole e chi sbaglia paga, ovviamente.
Sa ministro quante volte, siamo entrati in lite e senza sconti con chi secondo noi ha esagerato, strumentalizzato, oppure cavalcato l’onda impropriamente, ma è così, è libertà di stampa. Certo nessuno è perfetto e nel giornalismo il paradiso non esiste, ci sono dentro i vizi e le virtù di tutti, ma meno male, meglio la libertà con i suoi sbagli che il soviet e le repressioni. Ecco perché diciamo lasci stare la stampa, pensi magari alle sciocchezze che vi capita di fare, ma scusi lei che s’aspettava sulla finanziaria? Una genuflessione universale, un coro bulgaro di consensi?
Abbia pazienza, la vostra proposta è scriteriata, farà male e non porterà sviluppo, possiamo dirlo, strillarlo oppure ce lo vieta? Oppure a criticarla è fake news? Qui non si tratta di sparare a zero usando menzogne, si tratta di spiegare in tutti i modi che la legge di stabilità da voi proposta è un grande rischio per l’Italia e gli italiani. Con il “reddito” infatti, non si fa leva, non si fa stimolo all’impresa, non si fa nemmeno redistribuzione, sui consumi poi non ne parliamo, perché consumare a “buffo” non conviene. La vostra card sarà di debito, un fardello sulle spalle del futuro, lo sa caro ministro oppure no? Voi in fondo proponente quello che un tempo si chiamava conto, si andava dal droghiere e si diceva: segni e metta in conto per favore.
Insomma a Roma lo chiamiamo “buffo”, altro che sviluppo del Paese, stimolo alla crescita di tutti, è debito ministro, debito nuovo per assistenzialismo, il contrario di ciò che servirebbe. Non va bene Luigi, qui non si tratta di stampa che l’attacca ingiustamente, anche noi allora l’attacchiamo ma che vuol dire? Mica lo facciamo per antipatia, anzi ci creda, è solo buon senso. Caro ministro, è buona economia.
Aggiornato il 08 ottobre 2018 alle ore 11:48