Pd: arriva sfidante Zingaretti, in campo Richetti

L’annuncio di Matteo Richetti della propria candidatura al congresso Pd, rende a questo punto certo lo svolgimento delle Assise: la presenza di almeno due contendenti indebolisce infatti in maniera forse definitiva la posizione di chi fino a ieri proponeva di far slittare a dopo le Europee la scelta del nuovo segretario.

E in tal senso Nicola Zingaretti non può che apprezzare la discesa in campo dello sfidante il quale apre subito un elemento di confronto sulle primarie, che devono essere aperte, mentre in sede della Commissione Statuto il punto è ancora da definire. Richetti aveva lanciato la propria candidatura sin da giugno in un incontro a Roma, cui erano seguiti altri meeting a livello locale in diverse Regioni. E’ tra gli amministratori locali, infatti, che il “diversamente renziano” Richetti sta costruendo la base elettorale. Dopo un lungo silenzio, che alcuni hanno interpretato come una rinuncia, Richetti ha confermato in una intervista al Corriere della Sera e in Serata da Lilli Gruber.

“In molti, dopo l’annuncio della mia candidatura - ha raccontato - mi hanno chiesto se fossi matto. La vera follia è starsene con le mani in mano mentre questo Paese è governato da Salvini e Di Maio. E io dovrei stare fermo ad aspettare le tattiche, le cene?”. Si perché con M5s “non vedo elementi di compatibilità, su come intendono istituzioni, la democrazia”. Un giudizio che lo avvicina a Renzi, così come la prospettiva europea: “Il mio PD tiene insieme Corbyn e Macron, in Europa è necessario visto che Salvini sta con Orbán”.

Ma Richetti non vuole essere il candidato renziano: “Deciderà Renzi se appoggiarmi o no. Abbiamo lavorato insieme, ma da dirigente del PD non ho mai evitato di criticare le mancanze del mio partito”. Richetti mette però in chiaro una clausola: “Se ci sono le Primarie chiuse agli iscritti, non partecipo nemmeno. Non ha senso fare una conta di riposizionamento”. Perché il suo Pd vuole superare i “capibastone” e semmai aprirsi a suon di primarie “dall’ultimo circolo all’ultimo municipio”.

Il tema è stato al centro dell’ultima riunione della Commissione Statuto che si è occupata del regolamento delle prossime Primarie: e qui il presidente Gianni Dal Moro ha proposto di fare come alle primarie del 2012, quando per votare occorreva registrarsi nell’Albo degli elettori almeno 48 ore prima delle primarie. Un compromesso tra primarie aperte e chiuse ai soli iscritti che è ancora da verificare. In una conferenza stampa dedicata alla manovra è stato chiesto al segretario Maurizio Martina se si candiderà anche lui, ma non ha voluto rispondere. Ma il maggior spessore che sta assumendo la sua leadership induce a non escludere nulla.

Aggiornato il 05 ottobre 2018 alle ore 11:52