Al privé di Casalino pentastar

“Di fronte ai morti di Genova ecco la vera preoccupazione del portavoce del premier: il ponte di Ferragosto”.

Se questo è il tenore delle polemiche innescate dal nuovo file audio di Rocco Casalino – registrato negli attimi concitati del dopo terremoto e diffuso a scoppio ritardato qualche giorno fa – allora vuol dire che siamo veramente alla frutta. Quello di Rocco è lo sfogo naturale di chi, non occupandosi di caccia e pesca nell’ultimo ufficio pubblico della penisola, reclama un po' di tranquillità, un momento di meritato riposo che non arriva mai, l’esternazione di chi sente il peso di una responsabilità molto grossa. Che si vogliano mettere quindi in relazione i morti del ponte Morandi con le conversazioni private di Casalino è sciacallaggio allo stato puro, polemica prosaica nemmeno troppo efficace. Quello che invece dovrebbe indurre a riflettere è ciò che sottende alle parole del portavoce del Presidente del Consiglio, ossia quella malcelata volontà di ostentare ai propri interlocutori una presunta centralità nelle vicende patrie.

L’altezzoso Rocco presume di essere centro nevralgico della quarta repubblica a tal punto da arricciare il naso di fronte a questa calca immonda di ignobili plebei assetati di notizie che lo incalzano alla ricerca del verbo del profeta di Ceglie Messapica. E allora cerca di toglierseli di torno facendo una sorta di “Ciccio mi tocca, toccami Ciccio”. Indipendentemente dalle esternazioni che – lo ripetiamo – sono del tutto comprensibili, ciò che quindi si evince chiaramente dal messaggio whatsapp del plenipotenziario pentastellato è il delirio di onnipotenza che lo ha pervaso esponendolo alla vendetta di chi forse non tollera più le sue botte da indomabile isterico.

Prima fu l’ufficio troppo piccolo e mal arredato che pretese di cambiare, poi fu la volta degli sms inviati a Enrico Mentana in cui Rocco si vantava di determinare il palinsesto dei principali tg nazionali, poi è toccato ai dirigenti del Mef minacciati di epurazione in caso non avessero obbedito ai diktat pentastellati. Prim’ancora l’informazione era già sotto scacco perché Casalino ha sempre preteso di stabilire quale esponente a Cinque Stelle dovesse partecipare alle trasmissioni televisive e secondo quali modalità. Chi non era carino e prono al volere del capoccia pentastar era oggetto di embargo. Chiaro che se prendi un ex concorrente del Grande Fratello (già autorevole esponente della scuderia di Lele Mora) e lo metti a capo di una macchina così complessa va da sé che arrancherà. Indi per cui delle due l’una: o lo troverai rannicchiato in un angolo a piangere sotto il peso delle responsabilità oppure lo troverai su un piedistallo a reputarsi Napoleone. Rocco ha optato per il piedistallo e quindi non sarà l’ultima volta che lo ritroveremo a fare le liste degli invitati al privé della comunicazione istituzionale pentastellata manco fosse il buttafuori delle discoteche in cui era solito fare le ospitate.

Diciamocelo chiaramente: non è uno sciacallo che specula sui morti di Genova né tantomeno un vendicativo epuratore di dirigenti pubblici. È solo profondamente inadeguato al ruolo che gli hanno chiesto di ricoprire perché non ha lo standing, la statura intellettuale, il bagaglio esperienziale, l’equilibrio e il dovuto senso delle istituzioni. È un ragazzotto in grado di intrugliare con la stampa messo lì perché è un monoculo in terra caecorum, l’unico leggermente sopra una media che all’interno dei Cinque Stelle è deprimente. Figuriamoci cosa mai potranno essere gli altri dirigenti del MoVimento.

Aggiornato il 03 ottobre 2018 alle ore 10:37