I Cinque Stelle discarica di una sinistra fallita

Se c’è una notizia esilarante in questa lugubre stagione politica (si fa per dire) del nostro Paese è il suonar della carica alla riscossa della Sinistra di Maurizio Martina e dei pochi altri politici suoi compagni del Partito Democratico, speranzosi di poter trarre profitto dai clamorosi incidenti di percorso di un Governo giallo-verde alle prese con le difficoltà delle proprie inettitudini.

In un giochetto di “analisi” di intenzioni di voto, può darsi che il Pd guadagni qualcosa dello tsunami di ridicolo e di disgregazione dell’alleanza 5 Stelle-Lega. Ma quello che gli avvenimenti politici degli ultimi tempi hanno confermato ed evidenziato e che nessuno può dimenticare quale che sia il passo che si propongono di compiere per uscire da questa palude è che il grillismo, il cinquestellismo, e la stessa Lega sono la discarica dei rifiuti, anche tossici, del fallimento della Sinistra. Fallimento che non si misura in frazioni di punti percentuali sulle previsioni di voto. Il fallimento epocale di un marxismo becero ed invadente, sull’altare del quale tutti gli intellettuali da strapazzo del nostro Paese (e non solo) sembrava avessero voluto e dovuto sacrificare il proprio ruolo, le proprie idee, le proprie ragioni e la ragione stessa, ci lascia in eredità l’antipolitica ed il cosiddetto populismo.

Prendete i “programmi” ad espansione telematica dei grillini. Prendete il loro ridicolo “contratto” con quelli della Lega, prendete i luoghi comuni del bar dello sport ai quali è ridotta la nuova retorica politica della quale i pentastellati sono i maestri ed i sacerdoti officianti. Troverete tutte le macerie, tutte le immondizie, tutti i liquami della catastrofe della Sinistra. Dicono di non essere né di Sinistra né di Destra. E forse è vero. Ma le loro novità, la loro supponenza, le loro diffidenze, il loro caparbio insistere nei “complotti”, la loro perenne pretesa di impiccare “alla lanterna”, non solo gli avversari, ma tutti gli altri, tutto ciò è il liquame di una discarica esageratamente accumulata di ciò che rimane di una catastrofe culturale. Che essi tendono ad espandere ed a voler comprendere le stesse radici della nostra civiltà liberale e democratica.

Il rosario dei “No” che costituisce il “patrimonio” ideale (si fa, naturalmente, per dire) dei grillini è tipico di un populismo preliberale, antiliberale, sanfedista. “No Tav”, “No Vaccinazioni”, no, no e no. Cosa volete di più per aver la prova che, sia pure per via telematica, quelli vogliono segnare un passo indietro, molti passi indietro, della storia. La loro “antipolitica” è l’insofferenza per almeno un secolo di storia.

Meno evidente è l’antiliberalismo sanfedista dei leghisti. La loro origine localistica, regionalistica è tipica di un sedimento antirisorgimentale che è necessariamente antiliberale ed antidemocratico. Altro che “nuovo”. Del resto nelle discariche non si trovano cose nuove. Che il Pd, che già di per sé è, in fondo, la discarica dei partiti del “compromesso storico”, del suo fallimento e della sua corruzione, possa guidare il Paese alla riscossa contro il fallimento di un Governo Di Maio-Salvini e quel che esso comporta e presuppone è perciò ipotesi in sé grottesca. Ci vuole altro che rovistare nelle discariche del pensiero e delle iniziative politiche per rimettere in piedi qualcosa di positivo, di vero, di vitale. Lasciamo che i processi biodegradabili facciano il loro corso. E cerchiamo aria pura e respirabile.

Aggiornato il 03 ottobre 2018 alle ore 11:44