
Absit iniuria verbis, fossero solo questi gli strafalcioni dei grillini, sulle declinazioni e i mappamondo.
Il problema vero è che c’è dell’altro, parliamo dei foglietti che Luigi Di Maio in campagna elettorale esibiva a copertura delle promesse e dei provvedimenti. Il ministro, infatti, non mancava botta di sbandierare quelle carte piene di cifre bollinate e garantite sulla certezza di coprire i costi, senza ricorrere al debito ulteriore.
Bene, anzi male, saremmo curiosi di capire e di conoscere l’estensore dell’editto, perché come s’è visto di copertura certa non c’è niente e i conti sballeranno di sicuro. Ecco perché diciamo fossero i congiuntivi, la realtà è ben peggiore ed è l’impreparazione dei grillini chiamati a governare qualche cosa. Del resto basterebbe pensare a Roma, Torino oppure Livorno.
La realtà insomma era tutt’altro, fantasie per colpire l’attenzione, promesse per suggestionare e basta, perché dentro le carte nulla poteva starci se non un debito ulteriore e un’estensione del deficit previsto. Eppure il peggio non è questo, perché fare deficit può andare, a patto che si faccia con la testa, con un traguardo programmato, con una analisi di costi e benefici.
Del resto chi potrebbe contestare la genialità di Keynes, ma lui stesso, poveretto, se sapesse del “reddito” e dei costi si rivolterebbe nella tomba; John Maynard a tutto pensava fuorché al deficit per l’assistenza. Oltretutto l’Italia si è ammalata proprio con l’assistenzialismo, con la cultura del paga Pantalone, col pensiero che i soldi dello Stato sono degli altri, per questo non è cresciuta e s’è ridotta un colabrodo. Se nei decenni il denaro sprecato per lo statalismo, per l’ossessione del pubblico, per l’assistenzialismo clientelare e fuori controllo, si fosse speso in stimolo alla crescita e allo sviluppo, oggi saremmo sopra la Germania. È lo sviluppo che crea occupazione, è la facilitazione all’intrapresa, è la semplificazione per l’iniziativa, è la convenienza fiscale, è lo stimolo alla produzione della ricchezza, che crea lavoro e reddito da consumare.
Insomma, parliamo delle precondizioni per spingere la crescita e la produzione, su queste fare deficit va bene, ma sul reddito di cittadinanza è una follia,15 miliardi di euro bruciati in cambio di consenso è roba da veterocomunismo e basta. Sia chiaro, trovare criterio di libertà e sviluppo nel comunismo è impossibile, ma sul reddito si va oltre, si garantisce “a prescindere” e si stimola la nullafacenza, per questo finiremo peggio. In Liguria, a Boccadasse, c’è una lapide famosa che dice: “Stavo bene e mi curai, per star meglio ora qui giaccio”.
Aggiornato il 03 ottobre 2018 alle ore 10:52