I pokeristi

Bluff o scala reale minima? Insomma, è vero che il Def e poi il Documento programmatico di bilancio, da inviare ai verificatori di Bruxelles entro il 15 ottobre, contengono in nuce l’embrione del famoso “Cigno nero” nelle carte coperte dell’attuale Governo bipartitico italiano? E poi: che cosa, come e a danno di chi stanno per scommettere i mercati? Contro o pro “The italian way-out”? Una partita di furbi e di incoscienti?

Intanto, proviamo a leggere due delle carte scoperte rivelateci dai triumviri Salvini-Conte-Di Maio, che poi rappresentano altrettanti assi di diverso colore. Uno ha il seme di cuori, giocato per lenire le grandi sofferenze sociali, economiche e occupazionali di un Paese impoverito, rabbioso e incattivito, sacrificato alle ragioni della cinghia sempre più corta e opprimente dell’Austerity germanica e del suo Fiscal compact avente forza costituzionale. Il suo significato si concentra tutto in una semplice cifra: l’aumento al 2,4 della spesa pubblica per un triennio. Più debito per spingere la crescita con finanza sussidiata, attraverso l’introduzione del reddito di cittadinanza, la revisione al ribasso della Legge Fornero e gli sgravi fiscali a Partite Iva e imprese. A occhio e croce, un ulteriore indebitamento per 150 miliardi di euro nel triennio. Il secondo clamoroso asso è rappresentato dal giro di vite sull’immigrazione illegale e sulla sicurezza, di cui Matteo Salvini è oramai il portabandiera agli occhi del resto del mondo.

Allo stesso tavolo dei nostri due supereroi di Lega e M5S siedono però altri giocatori, in grado di ottenere un’eclatante vittoria politico-finanziaria sui due neofiti apprendisti stregoni. E sono loro, impersonati collettivamente dalla Commissione di Bruxelles (una sorta di super comitato tecnico-giuridico composto da “divini” burocrati che siedono in permanenza nella capitale belga, al contrario del loro “datore di lavoro”, il Consiglio Europeo) che, per un gioco di carte truccate, hanno servita fin dalla prima mano una scala reale massima, dovendo amministrare in prima persona il rispetto delle clausole dei Trattati europei, come Maastricht e l’Euro. Per cui chi sfora dal primo viene sanzionato, mentre solo con la benevolenza del più alto burocrate di loro, il governatore della Bce, si possono salvare dal fallimento stampando ulteriore moneta gli Stati membri (cioè, sempre noi in pratica) con maggiore indebitamento pubblico. Ma il poker in politica come nella vita reale è un gioco strano. Oggi, chi ha solo due assi scoperti, per il calcolo delle probabilità potrebbe sempre vincere una partita considerata già persa. Anche qui, in fondo, potrebbero essere state distribuite altrettanti carte vincenti.

La prima si chiama “default” che deve terrorizzare chiunque abbia un minimo di senno. L’Italia è quel macigno definito come “Too big-to fail!” (troppo grande per fallire) per cui, se saltassimo noi, l’impalcatura di Bruxelles e i lauti stipendi delle sue decine di migliaia di funzionari svanirebbero come neve al sole, assieme a parecchie centinaia di miliardi di investimenti esteri sui nostri titoli di Stato non più rimborsabili. La seconda, se possibile, è ancora peggiore: Matteo Salvini, strangolato dalle sanzioni e dalle punizioni apodittiche dei mercati invocherebbe la solidarietà di tutti i popoli dell’Europa, andando poi alla resa dei conti di maggio 2019 con un appeal e una forza straordinaria di trascinamento verso l’intero elettorato italiano e non solo. L’Europa e le sue astruse regole finirebbero in un immenso falò della Storia contemporanea, di cui al momento nessuno immagina gli esiti. Io non scommetterei, in questo caso, che la paura del fallimento economico possa prevalere sull’odio contro l’eurocrazia e il rigore germanico, consigliando a decine di milioni di elettori di restarsene a casa. Ecco perché gli attuali pokeristi farebbero bene fin d’ora a dividersi il piatto!

Aggiornato il 04 ottobre 2018 alle ore 00:05