Ampia veduta

Un aforisma, un commento – “Perón festeggiava dal balcone di Plaza de Mayo, da quello di Piazza Colonna festeggia Luigi Di Maio. Solo una casuale coincidenza fonetica?”.

Quando, durante il telegiornale della sera, è apparso il balcone di Palazzo Chigi con quei volti deformati dalla luce dei riflettori che saliva dal basso, le urla del popolo pentastellato e la liturgia delle dita ad indicare la vittoria, ho letteralmente provato i brividi. Non tanto per l’analogia con Benito Mussolini, come molti hanno immediatamente sottolineato, ma per quella con Perón. Con caratteristiche aggiornate, ovviamente. La più rilevante delle quali consiste senz’altro nel silenzio del ministro Giovanni Tria che sul balcone proprio non c’era né poteva esservi. Cosa festeggiavano questi contestatori del professore, se non l’essere riusciti a domarlo e a metterlo in un angolo come non raramente succedeva con i docenti nel ’68?

La pressione su Tria, impossibilitato a dimettersi per ovvie ragioni di opportunità, ha avuto successo e, così, i “numerini” – definizione testuale di Luigi Di Maio – della contabilità nazionale sono stati disinvoltamente stracciati e trattati, come dice uno sciagurato modo di pensare, quali mere e “aride cifre”. Naturalmente per far posto ad altre cifre, ritenute degne di ogni rispetto e utili sul piano elettorale.

È fin troppo facile ricordare come le aride cifre siano in realtà parte integrante dell’esistenza umana e delle società: forse i grossi numeri elettorali dei Movimento 5 Stelle sono banali numerini? O lo sono i 780 Euro destinati ai 5 milioni di persone in difficoltà economiche? O magari lo sono le percentuali che indicano l’inflazione, quella che Perón aveva portato ad oltre il 40 per cento, o i tassi sui mutui che gli italiani dovranno pagare in più ? Sarei curioso di sapere se Di Maio, eventualmente colto a superare di 20 chilometri orari il limite di velocità su una statale, si difenderebbe definendo anche quelli semplici e innocui numerini.

Il guaio è che, dal fiume di parole che fluiscono quotidianamente dalla bocca dei due vice-presidenti del Consiglio, ognuno coglie quella che gli fa comodo e trascura le altre. Ma, se uno le considera tutte assieme, non può non provare sgomento proprio perché le uniche cifre che vengono indicate sono quelle che i loro elettorati vogliono sentire, mentre le altre sono arida spazzatura. Ma i conti qualcuno li fa e già li vediamo profilarsi all’orizzonte.

Goethe annotava: “Si dice che le cifre governano il mondo. Può darsi. Tuttavia sono certo che le cifre ci mostrano se è governato bene o male”. Ma, per carità, dal balcone di Palazzo Chigi la visuale è sicuramente molto più ampia.

Aggiornato il 02 ottobre 2018 alle ore 11:41