
Da assessore regionale della giunta Storace insieme al presidente mi sono battuto per dare alla Capitale l'assetto istituzionale di Roma città Regione o città Stato, come Berlino ed altre capitali europee.
Appena insediati nel 2000 provammo a inserire questa previsione nella riforma del titolo V ma non c’erano le condizioni politiche per arrivare a raggiungere l’obiettivo. Dopo una mediazione in sede di Conferenza delle Regioni raggiungemmo l’accordo di inserire l’attuale terzo comma dell’articolo 114: “Roma è la Capitale della Repubblica. La Legge dello Stato disciplina il suo ordinamento”.
Prima la Capitale non era neanche citata in Costituzione. Lanciammo un forte dibattito nel merito e ci provammo di nuovo con la riforma costituzionale del centro destra, la cosiddetta devolution, facendo inserire un apposito articolo che andava in questa direzione. La riforma purtroppo non passò il vaglio del referendum confermativo e non se ne fece niente.
Per questo oggi condivido la proposta della sindaca di Roma di dare questo assetto alla Capitale e, indipendentemente dal mio giudizio non positivo dell’attuale amministrazione, credo che bisognerà lavorare in questa direzione se vogliamo finalmente dare un assetto istituzionale consono alla Capitale.
Però do un consiglio non richiesto, per avere questo assetto serve una norma costituzionale e non un'altra legge dello Stato, che non aggiungerebbe niente alla legge voluta da Gianni Alemanno e dal governo Berlusconi (l. 42/2009 e relativi d.lgs su Roma Capitale).
Infatti queste norme non hanno cambiato granché perché non si può pretendere di dare con legge dello Stato competenze che la costituzione mette in capo alla Regione.
Né migliore sorte ha avuto la legge 56, “la Delrio”, che anzi ha peggiorato le cose facendo coincidere i confini della città metropolitana con i confini della vecchia provincia e non del solo comune di Roma, annacquando così il ruolo della Capitale con un ente di cui nessuno ha ancora capito cosa sia.
In ogni caso Capitale è solo il comune e non l'intera città metropolitana, tanto che proprio la legge Delrio specifica bene che i poteri da affidare a Roma in base alla legge 42/2009 sono riferiti al solo comune e non all’intera città metropolitana. Proprio per questo i due enti continuano ad essere distinti e con funzioni differenziati, cosa che provoca grande confusione.
A Costituzione vigente non serve una nuova legge statale ma occorre pressare la Regione a dare le competenze alla Capitale nelle materie di governo del territorio così come da protocollo di intesa firmato nel 2012 tra le due amministrazioni.
Così come la prima cosa da fare è modificare la legge Delrio nella individuazione della Città Metropolitana di Roma Capitale e far coincidere il confine solo con il vecchio comune caso mai allargato a comuni limitrofi.
Per quanto riguarda l’accesso diretto al fondo nazionale del trasporto pubblico locale, che giustamente la sindaca di Roma rivendica come propria competenze, come già aveva fatto inutilmente l’ex sindaco Ignazio Marino, il decreto legislativo 61/2012 ne prevede l’accesso diretto ma solo se c’è l’intesa con il presidente della Regione.
Questo perché la competenza è regionale e quando con una prima stesura del decreto in questione si cercò di forzare la mano assegnando la competenza direttamente a Roma Capitale bastò la minaccia dell’allora presidente della Regione a ricorrere alla Corte costituzionale per indurre il governo a modificare la norma con il dlgs. 51/2013.
Io credo che sia giusto che la Capitale abbia accesso diretto al fondo trasporto pubblico locale senza andare con il cappello in mano alla Pisana per avere i fondi che gli spettano, per questo credo farebbe bene la Sindaca di Roma a chiedere ufficialmente l’intesa con lettera ufficiale a Zingaretti.
Si aprirebbe così un forte dibattito istituzionale e Nicola Zingaretti nonostante abbia già espresso la sua contrarietà nel merito non potrebbe sottrarsi a un dibattito in consiglio regionale e a dire no per troppo tempo ancora.
Aggiornato il 02 ottobre 2018 alle ore 13:24