
È un giorno importante per la manovra economica. Ma nell’esecutivo l’intesa sembra essere ancora lontana. Volano stracci tra i banchi del governo gialloverde, e i leader non risparmiano colpi.
“Non c’è in programma nessuna richiesta di dimissioni del ministro dell’economia Giovanni Tria”, afferma il vicepremier Luigi Di Maio, promettendo che quella del governo sarà una manovra del popolo coraggiosa dove non ci si impicca a un numero o un altro, perché è inutile tirare a campare come governo.
Sul capo del Tesoro, tuttavia, le tensioni restano: “Se Tria non è più nel progetto troveremo un altro ministro dell’Economia”, avverte Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, ospite di Agorà, su Rai Tre.
E Salvini, alla domanda se valga la pena superare il 2% del rapporto deficit/pil, ha risposto: “Assolutamente sì, il diritto al lavoro, alla felicità di milioni di italiani - ha aggiunto - val bene qualche numerino”.
“Quel che non vogliamo fare - ha spiegato il vicepremier - è scrivere nel Def cose non vere a differenza del passato quando si dava un obiettivo nel Def e poi alla fine il deficit era più alto. Avremo modo di interloquire, a me non preoccupa Bruxelles, se lo dovrà fare la Francia lo faremo anche noi”.
Poi sulle incertezze legate alla riunione del governo ha risposto: “Il Cdm è oggi per quanto mi riguarda e non ci sono rinvii sul Def. Io posso anche concordare con il costo delle parole di Draghi, ma guardando a quanto è avvenuto, in particolare alle elezioni del 4 marzo, le forze politiche che guardavano solo ai numerini si sono autodistrutte”, ha aggiunto invece Di Maio.
Aggiornato il 27 settembre 2018 alle ore 12:56