
“Ho giurato nell’esclusivo interesse della Nazione e non di altri e non ho giurato solo io. Ovviamente ognuno può avere la sua visione, ma in scienza e coscienza, come si dice, bisogna cercare di interpretare bene questo mandato”. Con queste parole il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, nel suo intervento al convegno “Meno tasse per crescere” organizzato dalla Confcommercio, conferma la tabella di marcia del governo verso la manovra. “L’obiettivo - aggiunge Tria - è quello di un mix di politiche che dimostri come si possa avere fiducia nell’Italia. Nonostante quello che si dice sui giornali, sono ottimista. Farò del mio meglio”.
“Sarà una manovra di crescita, non di austerity - continua il ministro - ma che non crea dubbi sulla sostenibilità del nostro debito, bisogna continuare nel percorso di riduzione del rapporto tra debito e Pil. Dobbiamo dare un segno ai mercati finanziari, a coloro che ci prestano i soldi. Stiamo attenti perché a volte se uno chiede troppo poi deve pagare interessi maggiori e quello che si guadagna si perde in interessi”. A proposito del reddito di cittadinanza, Tria spiega che nella prossima manovra ci saranno interventi volti a dare risposte a problemi sociali “per permettere più facilmente le trasformazioni del tessuto produttivo. “Al di là delle etichette - conclude Tria - vogliamo andare in quella direzione”.
Secondo il centro studi di Confcommercio, intanto, la crescita dell’economia italiana sta rallentando. E il 2018 potrebbe chiudersi con un aumento del Pil dell’1,1 per cento e il 2019 dell’1,0 per cento, con un taglio delle stime di un decimo di punto su entrambi gli anni. I consumi crescerebbero dello 0,9 per cento quest’anno e dello 0,8 per cento l’anno prossimo, sempre che, ha spiegato il direttore del centro studi dell’associazione, Mariano Bella, nel 2019 non scattino le clausole di salvaguardia. Le previsioni economiche sono state presentate nel convegno “Meno tasse per crescere” dove è atteso il ministro Tria. L’inserimento nella prossima legge di bilancio delle misure previste dal contratto di governo Lega-5 Stelle, inoltre, potrebbe portare il deficit 2019 al 2,8% del Pil,con un costo di 5 miliardi per la revisione della legge Fornero, 5 miliardi per la “mini flat tax”, 5 miliardi per la prima fase di avvio del reddito di cittadinanza e 2,2 miliardi di spesa per interessi aggiuntiva. A questo si deve sommare anche il costo delle spese indifferibili, mentre la pace fiscale, quotata anch’essa 5 miliardi, non impatta sul saldo strutturale.
Aggiornato il 26 settembre 2018 alle ore 15:24