
La storia del ponte Morandi continua a destare scandalo. A 42 giorni dalla tragedia pare che la fase di ricostruzione sia assolutamente complicata, segnata da ritardi e storture. Addirittura, mancherebbero gli oneri e le coperture finanziarie. Di più. Il decreto Genova sarebbe fermo. Il 18 settembre scorso, l’assessore ai Lavori pubblici della Regione Liguria Giacomo Giampedrone ha partecipato, insieme al governatore Giovanni Toti, al vertice di Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. “Il decreto Genova – sostiene Giampedrone – deve avere la copertura finanziaria. E al tavolo a Roma, il Mef non c’era. Quindi attendiamo fiduciosi che ci sia il decreto con la copertura necessaria”. Per l’assessore ligure, “se si fa una legge o un provvedimento bisogna assicurarsi che ci sia il finanziamento. Noi a spanne abbiamo calcolato 120, 130 milioni di euro, inclusa la zona franca urbana, per coprire un periodo d’emergenza di dodici mesi. Queste cifre bisogna trovarle e metterle. La scorsa settimana abbiamo visto un’ulteriore bozza, ma anche lì non si parla di cifre né coperture, a parte 21 milioni di euro chiesti da noi per il trasporto pubblico locale”.
Ma fonti di via XX settembre smentiscono “categoricamente quanto riportato su un quotidiano online” rispetto ad un ipotetico blocco da parte della Ragioneria sul decreto legge sul ponte di Genova. “La Ragioneria Generale dello Stato – sostengono al Mef – non ha bloccato il decreto, ma lo sta sbloccando”. Dal ministero dell’Economia arriva una precisazione: “Il provvedimento è giunto alla Ragioneria senza alcuna indicazione degli oneri e delle relative coperture. Ma i tecnici della Ragioneria dello Stato stanno lavorando attivamente per valutare le quantificazioni dei costi e individuare le possibili coperture da sottoporre alle amministrazioni proponenti”. La sottolineatura è importante: “Soltanto così – si sostiene – il decreto può essere bollinato e trasmesso al Quirinale per la promulgazione”.
Aggiornato il 26 settembre 2018 alle ore 13:38