
Il pacchetto di norme legate al dl dignità, ora al vaglio della Camera, resta immutato e i partiti di maggioranza tirano dritto respingendo via via gli oltre 400 emendamenti al testo presentati dall’opposizione.
Uno di questi, di Leu, chiedeva il ripristino dell’articolo 18, come era stato più volte promesso proprio dallo stesso Di Maio nel corso della campagna elettorale: per questo al momento del voto che ha respinto la proposta è partito un applauso ironico della sinistra contro il Movimento 5 Stelle. “Da Waterloo del Jobs Act a Waterloo dei 5 stelle che si rimangiano la promessa di ripristinare l’articolo 18”, dice Roberto Speranza deputato di Liberi e Uguali.
L’impianto del decreto comunque resta lo stesso, con la stretta ai contratti a termine, alla pubblicità per il gioco d’azzardo e all’introduzione di disincentivi per le delocalizzazioni. Oltre a questo - tra le norme più importanti - è prevista anche la reintroduzione dei voucher, che potranno essere usati in agricoltura e nel turismo.
Si tratta di misure fortemente criticate dai sindacati, che sono contro i buoni lavoro, e dalle imprese, che non vedono di buon occhio le norme che riducono la possibilità di proroga dei contratti a termine.
“Ci avevano sempre detto che non era possibile aumentare i diritti, e che anzi bisognava tagliarli per tornare a crescere. La crescita - replica Di Maio - non è arrivata ma solo il record di contratti a termine e del precariato. Ora noi stiamo cambiando passo tutelando il lavoro dagli abusi e le imprese dalla concorrenza sleale di chi prende i soldi pubblici e poi scappa in altri Paesi. Non finirà qui, è solo l’inizio”.
La Camera dovrebbe approvare il decreto entro la fine della settimana. Il Decreto dignità poi da lunedì dovrebbe approdare al Senato per il via libera definitivo prima della pausa estiva.
Aggiornato il 02 agosto 2018 alle ore 11:57