
Che Matteo Renzi risponda “non era per me, ma per le imprese”, la dice tutta sul soggetto e sul perché ci abbia consegnati ai Cinque Stelle.
Va da sé infatti che, se il Paese non avesse subito Mario Monti prima e Renzi poi, tutt’altra storia sarebbe stata. Ecco perché diciamo che la risposta di Renzi sull’aereo voluto da lui è una imbarazzante idiozia, come se le imprese per andare in missione non fossero in grado di affittarselo un jumbo. Roba da matti.
Insomma, detto con rispetto, Renzi è quello che è, ma il problema vero è che i grillini seppure diversi meglio non sono. Non basta infatti stracciare un leasing inutile, se poi si approva una “scelleratezza” peggiore, tipo il “Decreto dignità” che favorirà la disoccupazione e abbasserà il volume dei redditi. Qui corriamo il rischio di passare dalle sciocchezze di Renzi a quelle dei pentastellati, dalle sbruffonate dell’uno a quelle degli altri, dalle mancate promesse dell’ex premier a quelle del nuovo vicepremier.
Non è col Decreto dignità o, peggio, col reddito di cittadinanza, che si rilancia il Paese, anzi così si finiscono di sfasciare i conti e il ministro Giovanni Tria lo sa bene, per questo pattina sul ghiaccio e svicola sui tempi di approvazione. Per sferzare il Paese alla crescita servono semmai i 50 miliardi di euro scovati dal ministro Paolo Savona; quelli sì che spingerebbero crescita e sviluppo. Ecco perché bisogna imporsi in Europa per far digerire l’utilizzo del surplus, il differenziale attivo fra investimenti pubblici e privati; insomma, la posta di bilancio indicata da Savona.
Solo iniettando qualche decina di miliardi nell’intrapresa si potrà scatenare quella leva straordinaria di crescita e sviluppo. Servono risorse e non beau geste, denaro piuttosto che chiacchiere, investimenti e non conferenze stampa. Tutto il resto a proposito dei grillini è polvere di stelle, è solo il luccichio delle paillettes; insomma il brillare dei lustrini inventati da Strass, per abbagliare e nulla più.
Aggiornato il 27 luglio 2018 alle ore 11:43