
Conosciamo il detto “Ministri di mala vita”. Ce lo ha ricordato con enfasi oratoria Roberto Saviano che lo copia da un’invettiva di Gaetano Salvemini contro Giovanni Giolitti, per rimbalzarla a Matteo Salvini. Tutto lecito, dunque?
Qualche dubbio lo ha avuto in merito la costituzionalista Ginevra Cerrina Feroni (docente di Diritto costituzionale italiano e comparato all’Università di Firenze), che si chiede in punta di diritto nel suo intervento su “Il Messaggero” del 19 luglio 2018 fin dove sia lecito che si spinga la libertà di critica. Nel mirino, la giurisprudenza di Strasburgo un po’ troppo a maglie larghe (per cui, in sostanza, a tale diritto non si possono porre limiti o divieti) a suo giudizio, osservando come nel caso di Salvini si superino vistosamente i confini della proporzionalità e della ragionevolezza. Cosa che il ministro dell’Interno attuale non mancherà di rivendicare in giudizio, a seguito della querela presentata contro lo scrittore napoletano. Peggio di Saviano fanno però Furio Colombo che paragona Salvini al colonnello nazista Adolf Eichmann sterminatore di ebrei, seguito a ruota dal sindaco di Napoli Luigi de Magistris che, bontà sua, gli preferisce Benito Mussolini, mentre il fotografo Oliviero Toscani lo assimila a Adolf Hitler.
Ma, viene da chiedersi, è solo folklore per quanto macabro? Sta o no nel gioco politico? Perché, nel caso dell’esponente leghista, come si chiede la Feroni, è così difficile rispettare il mandato ottenuto dal popolo sui cui risultati questo Governo in carica dovrà oggettivamente essere valutato alle prossime elezioni? Mistero. Se è vero che la pancia degli elettori sta spingendo populisti e sovranisti molto al di là del 60 per cento, chi attacca questo consenso maggioritario in maniera altrettanto viscerale e scomposta porta ulteriore legna da ardere proprio a quel braciere acceso, che si intenderebbe spegnere con parole sagge anche se veementi. Qui, però sorge un doppia questione. In primo luogo, i Torquemada come Saviano perché non hanno indirizzato i loro strali nelle migliaia di pagine scritte sul crimine organizzato soprattutto campano, per colpire i precedenti ministri (certamente anche loro di mala vita, visto che in decenni non sono riusciti a estirpare da Napoli e dalla Campania la malapianta della criminalità comune e organizzata) invitandoli a procedere con tutti i mezzi possibili a eliminare questa lebbra, attraverso l’uso generalizzato di infiltrati, agenti provocatori per le consegne di droga (che, ricordiamolo, sta perdendo intere generazione del Sud e del Nord Italia) e di tutta la strumentazione investigativa possibile e immaginabile?
Secondo aspetto: lanciare invettive così apodittiche, che hanno il solo risultato interno di favorire in ogni modo il successo elettorale di coloro che si vorrebbero censurare e togliere politicamente di mezzo, non è un assist ai “poteri forti” internazionali, soprattutto finanziari, al fine di delegittimare l’Italia e il suo Governo come antidemocratici e francamente pericolosi? Davvero il popolo, in questo caso, ha sempre torto? Si ha il coraggio di candidarsi e di andare nei luoghi pubblici ad ascoltare che cosa ne pensi la gente comune di un’immigrazione folle, che non ha nulla a che fare con i sacri presupposti dell’accoglienza per chi fugge da guerre e persecuzioni? Davvero si crede che chi paga le tasse sia un becero idiota, solo utile a portare acqua al mulino dei razzisti, oppure si accetta con chiarezza il concetto che per prima cosa bisogna assolutamente perseguire i criminali internazionali che sono i soli, veri responsabili di questo genocidio mascherato? Lo sa o no Saviano che i responsabili e le élite corrotte e genocidiarie (loro sì!) africane esportano illegalmente centinaia di miliardi di dollari all’anno nei paradisi fiscali dell’Occidente? E quando denuncerà l’Onu complice?
Aggiornato il 24 luglio 2018 alle ore 12:09