L’intervista di Casaleggio junior e quella di Gelli

 “Il Parlamento? Forse sarà inutile”. Questa frase, che presenta su la prima pagina de “La verità” un’intervista a Davide Casaleggio, oltre a suonare vagamente eversiva – visto che poi viene giustificata con l’avvento della democrazia diretta di “Rousseau”, la piattaforma della Casaleggio associati che è la proprietaria del Movimento cinque stelle – ha anche un potere sibillino di evocazione di qualcosa già visto nel passato. E la memoria corre a quell’altrettanto infelice intervista a Licio Gelli, scritta da Maurizio Costanzo, sulla pagina 3 del “Corriere della sera” di domenica 5 ottobre 1980.  Quel “Corrierone” che poi si scoprì a trazione piduista e di proprietà della stessa loggia gelliana per il tramite del banchiere Roberto Calvi. Con un’aggravante: se Gelli concludeva quel colloquio con l’allora suo confratello Costanzo dicendo che da grande avrebbe voluto fare il burattinaio, e prefigurando l’ipotesi di una repubblica presidenziale, come poi si scoprì in gestazione con il sopravvalutato quanto famigerato “Piano di rinascita democratico” ritrovato a marzo 1981 a Castiglion Fibocchi, Casaleggio junior, provocatoriamente e impunemente, si spinge oltre: fino a prefigurare l’abolizione del Parlamento.

Reso ormai inutile dalla democrazia diretta, preferibilmente gestita dalla sua ditta. Uno scenario che definire eversivo è ancora poco. E che si spera possa risvegliare l’inquilino del Colle. Che potrebbe anche mandare la neuro, o, a scelta, i corazzieri quirinalizi a “dialogare” con questo signore. All’epoca Maurizio Costanzo fu crocifisso per quell’intervista, e ancora di più quando il suo nominativo saltò fuori nei mitici elenchi di Gelli. Oggi, invece, l’Ordine dei giornalisti, come i magistrati di mezza Italia – con qualche eccezione – sembra quasi acquiescente verso questi aspiranti Telesio Interlandi in sedicesimo che, per vendere qualche copia in più e per “Épater la bourgeoisie” pubblicano queste intemerate di Casaleggio. Ovviamente non è un problema di libertà di stampa. Ognuno scrive quel che crede e pubblica cosa preferisce. Però non ci si può neanche nascondere dietro un dito: chi salta sul carro di Casaleggio e sponsorizza le sue idee, un giorno sarà chiamato a risponderne. E non per un semplice reato di opinione.

Aggiornato il 23 luglio 2018 alle ore 14:32