Decreto Dignità: le divisioni del governo

È la Lega, all’indomani del varo del Dl dignità (il testo non è ancora stato trasmesso ufficialmente al Quirinale), a lanciare i primi segnali di attenzione al mondo produttivo, dopo il coro di “no” sollevato, all’unisono, da industria, agricoltura e terziario, contro il capitolo lavoro del primo provvedimento economico dell’esecutivo Conte.

I malumori nel tessuto produttivo del Nord si fanno sentire. E così il Carroccio prova a mediare. A dare risposte alla base, cercando di incassare qualche modifica in sede parlamentare, senza però indebolire la posizione di Luigi Di Maio che su questo provvedimento ha investito per rimontare in termini di visibilità rispetto allo strapotere mediatico di Matteo Salvini.

Va così in scena il primo braccio di ferro tra i due partiti di governo. Le perplessità della Lega investono alcune parti del decreto. Tuttavia la situazione sembra sotto controllo. “Non ci sono divergenze con la Lega sul decreto dignità”, assicura Di Maio.

“Ho parlato ieri con Matteo Salvini e siamo d’accordissimo”. Il ministro dell’Interno non era presente nella riunione del consiglio dei Ministri che ha dato il via libera al Dl né alla conferenza stampa a Palazzo Chigi di illustrazione del provvedimento, impegnato a Siena per il Palio e per la visita a una villa confiscata alla criminalità organizzata.

Al suo posto c’era il sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti. Arrivando all’assemblea dell’Ania, Salvini definisce un buon inizio l’approvazione del Dl dignità. “Poi il Parlamento cercherà di renderlo ancora più efficiente e più produttivo”, precisa. “Sicuramente è giusto”, chiarisce, “arginare le delocalizzazioni, arginare il gioco d’azzardo e la ludopatia, che sta rovinando migliaia di famiglie, e tentare di mettere mano alla precarietà con modalità su cui poi lavoreremo in Parlamento”.

Di Maio, di fronte a questa impostazione, lascia aperto uno spiraglio: “Se le modifiche vanno nell’ordine del miglioramento troveranno un dialogo, invece se si vogliono annacquare le norme che abbiamo scritto allora il M5s sarà un argine”.

Aggiornato il 05 luglio 2018 alle ore 12:59