Salvini: “Guardia costiera non raccolga sos delle ong”

Nel pieno dell’emergenza immigrazione il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, lancia un nuovo guanto di sfida alle organizzazioni non governative, arroventando al tempo stesso il clima all’interno del governo. Tanto che in serata è Luigi Di Maio a intervenire per calmare le acque.

Per la Lifeline, dice il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico ai microfoni di Stasera Italia ci sono due strade: o aprono i porti Francia, Spagna e Malta o “viene nei nostri porti e poi la sequestriamo”. Già in mattinata sulla questione dei soccorsi era intervenuto il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli, che in un post su Facebook aveva chiarito: “Nessuno può permettersi di accusare un corpo valoroso come la Guardia Costiera di voltarsi dall’altra parte o di non voler salvare vite umane. I suoi uomini hanno messo in sicurezza circa 600mila persone soltanto negli ultimi quattro anni e continuano a impegnarsi in un lavoro difficilissimo nel Mediterraneo”.

Ieri Salvini è volato a Tripoli dove ha incontrato il suo omologo Abdulsalam Ashour, il presidente Fayez al Serraj e il vicepremier libico Ahmed Maitig per discutere dei centri di accoglienza da aprire ai confini della Libia. “Raramente - ha sottolineato Salvini in una conferenza stampa al Viminale - ho riscontrato una comunione di intenti come oggi con il presidente libico Serraj e con tutte le autorità che ho incontrato: c’è totale condivisione tra la Libia e l’Italia mentre non si può dire lo stesso tra la Libia e la Ue o tra la Libia e altri Paesi europei che lì hanno fatto solo danni”.

La Libia, per voce del vicepremier Ahmed Maitig, ha però messo in chiaro che rifiuta categoricamente la presenza di campi per migranti in Libia. “Questo non è accettato dai libici né è consentito dalla legge libica”.

Quanto agli hotspot da aprire ai confini della Libia, il titolare del Viminale ha spiegato che “Niger, Mali, Ciad, Sudan, sono tutti coinvolgibili ma serve un’azione forte della Unione europea, come fu fatto con la Turchia per i confini Est. Inoltre, ci piacerebbe che l’azione francese in Niger fosse più operativa: ma non do lezioni ai francesi altrimenti poi Macron si offende...”.

Aggiornato il 26 giugno 2018 alle ore 13:44