Disciplinare con legge i partiti politici

Urge una disciplina e una regolamentazione dei partiti politici. Bisogna stabilire con legge la struttura e le modalità di funzionamento e responsabilità interna del partito politico in Italia. Dopo che i partiti sono stati rasi al suolo dai giudici di Tangentopoli non sono più esistiti, e oggi abbiamo accrocchi che si aggrovigliano intorno ai soldi pubblici e soprattutto intorno alle fondazioni private, reali casse degli attuali partiti. In realtà non sono partiti perché un partito dovrebbe avere una struttura interna democratica e condivisa, mentre invece oggi così non è. C’è il partito di Silvio Berlusconi che è composto dai fedeli del Cavaliere, poi c’è il Partito Democratico che sta scomparendo e che fino a ieri litigava al suo interno per la cassa detenuta senza titolo e ragione da Ugo Sposetti. Oggi il Pd che non puccia nei soldi sparsi nella cinquantina di fondazioni rosse, ha i fondi nelle fondazioni proprie, come Open di Matteo Renzi ad esempio e da quella attinge. Tutto è nascosto, nessun pagamento e liquidità risulta alla luce del sole. Niente è trasparente. Poi c’è la Lega e Fratelli d’Italia, che dove prendano i soldi non si sa. Ogni schieramento politico ha la propria cassa nascosta.

Ciascun partito non fa selezione, per cui ci tocca avere ex disoccupati che arrivano ad occupare posti pubblici di rilievo in cui inevitabilmente falliscono proprio perché non selezionati e non competenti. Si ricordi che il posto pubblico al governo e dentro il Parlamento è stipendiato dagli italiani, che hanno dunque il diritto di avere soggetti selezionati, provenienti cioè da partiti politici che funzionano. C’è oggi il Movimento 5 Stelle che chiaramente fa capire a noi tutti l’improbabilità di un partito che non è un partito. Si guardi, anche lì, alla cassa, e si seguano come sempre i soldi, e si legga bene il caso di Luca Lanzalone che si industriava per il movimento al fine di obbligare i suoi componenti e simpatizzanti a versare nelle casse, tramite il cosiddetto sistema Rousseau, i soldi alla politica e dei Cinque Stelle.

Saltati i partiti politici in Italia perché i giudici rossi sono andati all’assalto del potere e della cosa pubblica, abbiamo le macerie. Non si può certo dire che ciò che c’è adesso sia democratico, dato che un partito politico ha dinamiche certe di democraticità e selezione politica democratica, mentre negli attuali schieramenti, che sono più combriccole all’assalto della cosa e dei posti pubblici pagati da noi tutti, la democraticità non esiste. Bisogna disciplinare con legge la struttura del partito politico e regolamentare, facendo emergere il tutto in trasparenza, i fondi e i soldi di cui si avvale. Bisogna identificarne la vita interna e stabilirne le dinamiche e modalità di funzionamento, individuando la disponibilità dei soldi e la responsabilità interna ed esterna dei suoi componenti. La nuova responsabilità dei partiti, cioè la responsabilità politica, deve essere una categoria diversa e “altra” rispetto alla responsabilità giuridica e giudiziale. Politica e giustizia, intesa come quella amministrata nei processi, devono essere e rimanere ambiti separati. La regolamentazione e disciplina per legge dei partiti fornirà nel tempo al Paese soggetti politici utili, competenti e adatti a servirne gli interessi, i nostri comuni interessi collettivi.

Aggiornato il 26 giugno 2018 alle ore 13:04