Lettera aperta a Berlusconi

Caro Presidente Silvio Berlusconi, Le scrivo perché mi manca del tutto il sentimento della rassegnazione. Mi manca perché ho ancora fiducia nel futuro, malgrado veda con chiarezza quanto la realtà stia lì a dimostrare, ogni giorno, il contrario di quanto personalmente auspicherei. Quindi, Le scrivo. Forse, dati i tempi, scrivo da un Veliero corsaro che porta il nome di Libertà. Potrei qui dissertare di politica e di potere addentrandomi con acutezza e competenza dentro i meccanismi dell’attuale scenario partitocratico nazionale, ma ho deciso di non farlo perché vorrei invece onorare la possibilità di una visione altra, quella appunto legata alla Sua intuizione dell’Altra Italia o di come la si voglia chiamare. Qui non m’interessa tanto il nome di per sé, questione che ritengo al momento secondaria, quanto piuttosto il concetto che tale idea contiene nell’ottica di una proposta politica liberale per il prossimo futuro. Si dirà che sono un sognatore, un idealista, un ingenuo o chissà che cosa, ma non fa niente. Mi va bene anche così se, oggi, è questo il prezzo da pagare per dare forza all’idea di alterità.

Caro Presidente, mi ha colpito molto il Suo recente riferimento all’amore che le persone e i cittadini comuni continuano ad esprimere nella vita di tutti i giorni. Un amore sconfinato che si manifesta nella quotidianità o nei momenti più gravi e difficili in cui ciascuno si trova o può ritrovarsi in una fase storica come quella che stiamo vivendo ora. Un amore che continua a manifestarsi nei piccoli o grandi gesti quotidiani di tante persone di tutte le età e di ogni ceto sociale, nonostante tutte le sofferenze, la rabbia, i sacrifici, le troppe ingiustizie subite e le delusioni che si vivono sulla pelle. Da Corsari. Mi ricorderò finché campo delle poche ma sorridenti e amorevoli parole pronunciate da Marco Pannella prima di andarsene: “L’odio è degli stronzi” .

Ecco, la politica può essere una scelta d’amore civile. Anche se può apparire come una visione illusoria, quasi una sorta di utopia. Non lo è. Ma non mi faccio neppure illusioni. Non sono un disilluso, anzi. E nemmeno un illuso perché credo davvero che si possa agire nella realtà per cercare di migliorare le cose. Per questo motivo Le scrivo: per far voltare pagina al libro della vita e rileggere il passato in maniera diversa, rispetto alle scelte che noi, oggi, possiamo compiere, secondo le novità del futuro. In amore, ad esempio, si possono attraversare tante difficoltà e tanti ostacoli, ma se tutte le peripezie affrontate, alla fine, conducono al fatidico “e vissero felici e contenti”, allora le sofferenze del passato, in un attimo, volgono tutte in segno positivo mutando il senso di quelle difficoltà e rendendole, in un solo colpo, necessarie per il coronamento di quell’amore. Quindi, positive.

Fin dai tempi del Liceo, infatti, sono convinto che le scelte compiute nel presente non soltanto siano o possano essere determinanti per il nostro avvenire, ma addirittura possano cambiare la nostra storia mutando il senso e il significato di quanto è ormai alle nostre spalle. In qualsiasi momento della vita, insomma, finché abbiamo fiato in gola, possiamo compiere atti che ci portano a rileggere in modo diverso il nostro passato e, quindi, intervenire oggi per cambiare la nostra esistenza, a cominciare da quella già vissuta e ridare un significato nuovo alla storia. Credo che sia anche un concetto cristiano espresso più volte nel Vangelo. Insieme all’inevitabile messaggio d’amore. E può divenire un messaggio politico per i giovani, per gli studenti, per tutti. Le scrivo per dirLe che è giunto il momento di aprire le porte al futuro. Per dare voce al futuro, alla libertà e all’amore dei tanti cittadini che non hanno mai perso la speranza e la fiducia nel prossimo. Sia che si tratti di moderati sia che si tratti di radicali.

Caro Presidente Berlusconi, spesso l’hanno accusata e rimproverata, forse anche a ragion veduta, di aver dato poca importanza alla cultura. Ecco, Lei oggi ha l’occasione di spiazzare tutti i suoi detrattori rimettendo al centro della sua azione politica l’amore per la cultura e costruendo un’Altra Italia a partire dalla ricerca, dalla scuola, dalla formazione, dall’università, dal metodo liberale, dall’arte e da quello che Marco Pannella ha definito come il diritto umano alla conoscenza.

Aggiornato il 25 giugno 2018 alle ore 16:20