Salvini, batta i pugni da noi

Caro Matteo, non si perda dietro alle idiozie di qualche cafone, frustrato e complessato che parla devastato dalla bile. Questa gente dovrebbe chiedere scusa per quel che dice e quel che fa, ma si sa, gli “imbecilli” non chiedono mai scusa, perché farlo per loro rappresenterebbe uno sforzo mentale troppo grande.

Piuttosto, lei dovrebbe impegnarsi a battere i pugni non solo in Europa ma anche qui da noi per cambiare il nostro Paese perché è più importante e urgente. Si adoperi per far chiudere subito la quantità di enti inutili mangiasoldi che servono solo a far imbestialire i cittadini. Camere di commercio, enti territoriali, dipartimenti comunali, aziende pubbliche di pseudo sviluppo, municipalizzate, partecipate, società di scopo e quant’altro il clientelismo cattocomunista ha messo in piedi per regalare posti e stipendi. Batta i pugni Matteo, per verificare a campione l’efficienza dello Stato, per stanare i furbetti, i malati per due giorni, i passacarte dell’ufficio accanto, quelli dei permessi per tutto e del timbro che manca.

C’è, Salvini, una quantità enorme di persone pagate da noi, che converrebbe bonificargli lo stipendio tenendole a casa piuttosto che in ufficio; costerebbero meno, e farebbero meno danni. È normale per lei, caro Salvini, che all’Inps non si faccia più sportello? O che al telefono di enti pubblici risponda sempre la voce elettronica che anziché risposte fa solo domande? Possibile che non si tenga conto di quanti siano in Italia gli anziani che non hanno dimestichezza col computer e con la digitalizzazione? Possibile che nonostante gli scandali nella sanità, i tempi e i modi di attesa, le file negli ambulatori, i posti negli ospedali, insomma tutto proprio tutto, specialmente al sud, resti da mondo sottosviluppato e non certo per carenza di fondi e di personale.

Matteo, creda, metta in riga i nullafacenti che rispondono “ripassi domani” oppure “salga al piano sopra” e quello o quella del piano superiore è regolarmente in permesso o in malattia. Ministro, lo sa quanti documenti e carte servono per vendere o acquistare una casa? Per affittarla o permutarla? Provi a parlarne con un notaio e capirà. Lo sa quello che serve per avere ascolto in una banca e per aprire un conto affidato, quante certificazioni e documentazioni obbligatorie per legge ti chiedono? Lo sa, infine, che basta entrare in un ufficio pubblico per fare una delle mille idiozie di carta che lo Stato ci chiede per maledire di rabbia la burocrazia, la nullafacenza, l’inutilità di questo sistema statale?

Ecco perché Matteo, le suggeriamo con tutta la premura possibile di alzare la voce da noi più che in Europa. L’Unione europea, piaccia o meno, prima o poi si dividerà da sola implodendo per difetto d’origine, per onnipotenza germanica e opportunismo gallico. L’Italia no, non può e non deve dividersi. Anzi, da noi bisogna ricucire nord e sud, giovani e anziani, capitale umano con quello finanziario, idee e bisogni, necessità e proposte. Da noi il Paese aspetta come il pane di essere finalmente riformato alla normalità, all’efficienza, alla vicinanza fra cittadini e Stato, al servizio del bene comune. Solo così ce la faremo. Altrimenti, caro Salvini, populismo o meno, affonderemo non solo nel debito ma, prima ancora, nella rabbia.

 

 

 

 

Aggiornato il 22 giugno 2018 alle ore 16:59