
Il governo è pronto a censire i rom. È il ministro dell’Interno Matteo Salvini a parlarne: “Al ministero mi sto facendo preparare un dossier sulla questione rom in Italia, perché dopo Maroni non si è fatto più nulla, ed è il caos”, ha tuonato parlando a TeleLombardia.
Poi, inondato dalle critiche delle opposizioni e dalle richieste di precisazione giunte dal M5S Salvini è costretto a ritornare sui suoi passi. “Non vogliamo schedare, tuteliamo i bambini”. Replica l’Associazione che tutela i diritti di comunità come rom e sinti: “Censimento su base etnica non è consentito dalla legge, i pochi irregolari sono apolidi di fatto, non possono essere espulsi”.
Casamonica: “Noi italiani da sette generazioni”. Gentiloni: “Oggi loro, domani pistole per tutti, quanto è faticoso essere cattivo”. Il segretario dem Maurizio Martina: “Aberrante”. In particolare a far riflettere sono le parole di Carlo Stasolla, presidente dell’associazione 21 luglio che si occupa della tutela dei diritti dei rom: “Il ministro dell’Interno sembra non sapere che in Italia un censimento su base etnica non è consentito dalla legge. Inoltre esistono già dati e numeri su chi vive negli insediamenti formali e informali e i pochi rom irregolari sono apolidi di fatto, quindi inespellibili. Ricordiamo anche che i rom italiani sono presenti nel nostro Paese dal almeno mezzo secolo e a volte sono più italiani di tanti nostri concittadini”.
La precisazione di Salvini non si fa attendere: “Non è nostra intenzione schedare o prendere le impronte digitali a nessuno, nostro obiettivo è una ricognizione della situazione dei campi rom. Intendiamo tutelare prima di tutto migliaia di bambini ai quali non è permesso frequentare la scuola regolarmente perché si preferisce introdurli alla delinquenza”. E sottolinea: “Vogliamo anche controllare come vengono spesi i milioni di euro che arrivano dai fondi europei”.
Parole, insomma, che non sono piaciute alle opposizioni e al Movimento 5 Stelle che parla di “incostituzionalità del provvedimento”. Tanto che è dovuto intervenire il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per richiamare Salvini ad attenersi al contratto di governo e, quindi, bloccare sul nascere qualsiasi fuga in avanti del ministro dell’Interno.
Ma c’è soprattutto la preoccupazione di Luigi Di Maio che su un tema sensibile, come quello dell’immigrazione, rischia di essere travolto dalla crescente popolarità del suo alleato di governo in quella che sembra una campagna elettorale senza sosta.
Aggiornato il 19 giugno 2018 alle ore 12:28