
Una società che odia i propri vecchi non potendo aiutare i propri giovani. E un presidente dell’Inps come Tito Boeri – la cui nomina rappresenta il punto più basso e l’errore più grave del Governo di Matteo Renzi – che domenica se ne esce di buon mattino con le cifre della discordia su tutti quei pensionati che “lucrano” una pensione da trent’anni e più. “Rei” di essere vissuti troppo a lungo. Questo al netto delle baby-pensioni che alcuni fortunati sindacalisti della Legge Mosca, politici, magistrati, grand commis di Stato e clienti sedimentati delle varie stagioni politiche democristiane hanno avuto dagli anni Cinquanta a oggi. Era il welfare del dopoguerra ed è andato bene a tutti finché ha funzionato anche e soprattutto come serbatoio di voti. A cominciare dagli uomini del vecchio Pci e della Cgil.
Oggi questo tecnico demagogo che ha sperato nell’immaginario Governo Cottarelli per poter esercitare un ruolo ancora più prepotente si trova a un bivio: sa che potrebbe – e dovrebbe a rigor di logica – essere il primo ostacolo da rimuovere per una seria riforma pensionistica basata sul ridimensionamento degli effetti più deleteri della Legge Fornero, così come da “contratto” Lega-5 Stelle, e quindi usa le statistiche per spararla grossa.
Più di 3 milioni di italiani godono della pensione da 30 anni e passa. Come a dire: hanno lavorato meno del tempo passato in quiescenza. Ma, siccome solo una piccolissima parte di loro appartiene alla schiatta dei privilegiati delle baby pensioni di cui sopra, un lettore un po’ distratto cosa dovrebbe arguire da questa boutade? Che a una certa età, quando gli anni di lavoro diventano uguali a quelli della pensione, quest’ultima decade automaticamente? Lasciando eventualmente al malcapitato la scelta estrema del suicidio?
La rabbia insieme all’ilarità che queste posizioni di Boeri suscitano nell’opinione pubblica non sono più nemmeno una notizia. Resta lo sgradevolissimo fatto che l’Inps e il suo presidente prima di prendersela con l’allungamento della vita media degli italiani farebbero meglio a fare il proprio “mea culpa” per gli sprechi di cui è stata protagonista dal dopoguerra a oggi. Fungendo da cassa bancomat per la politica e per le tante manovre finanziarie dei governi succedutisi fino all’altro ieri. Fregandosene di separare assistenza e previdenza e infischiandosene altamente di fare rendere i miliardi incalcolabili di versamenti, anche quando c’era il regime retributivo, che un qualunque fondo pensione avrebbe fatto rendere il triplo se non il quadruplo di quel quasi nulla che hanno invece reso, determinando comunque possibile l’equilibrio dei conti.
L’Inps invece, anche e soprattutto prima di Boeri, ha passato la metà del proprio tempo e impiegato quasi tutte le proprie energie nel tentativo di fagocitare le altre casse pensionistiche più ricche perché meglio amministrate. Cercando – per fortuna invano – di spingere i vari governi della Prima e della Seconda Repubblica a varare il fatidico provvedimento. Adesso che queste casse private non sono più il Bengodi che erano prima proprio per la mancanza di nuovi iscritti, in parte dovuta alla miopia delle politiche di governo (vedi l’Inpgi tanto per non fare nomi), l’Inps sembra avere un altro problema: la longevità media degli italiani. Così, in un Paese ferocemente burocratico – in un clima da stato di polizia fiscale, tra cori di “onestà onestà!” – che odia i propri vecchi perché non sa fare nulla per i propri giovani, che compensa la mancanza di nascite con il desiderio della morte degli anziani, ecco inserirsi l’ennesima provocazione a pera di Tito Boeri.
Un consiglio sincero a un governo che per cultura e per tendenze politiche di certo non si ama, a questo punto potrebbe essere il seguente: cari Luigi Di Maio e Matteo Salvini, in attesa di trovare i soldi per reddito e pensione di cittadinanza e per l’abolizione della tanto odiata Legge Fornero, perché non cominciate dall’avvicendare un uomo di vostra fiducia a questo signore insopportabile, spocchioso e presuntuoso che si chiama Tito Boeri? Anche lui come gli altri uomini nominati dai governi della sinistra ha fatto il suo tempo. Non sarebbe rimpianto da nessuno.
Aggiornato il 04 giugno 2018 alle ore 11:56