C’è un Governo ma siamo in mare aperto

In mare aperto e senza certezza dell’approdo, questo Governo nasce figlio delle contraddizioni, delle incoerenze e degli errori politici. Del resto abbiamo assistito a 90 giorni di sceneggiate, isterie e capricci che, nonostante le innumerevoli esperienze, gli italiani, della politica ancora non conoscevano. Ma tant’è e Matteo Salvini e Luigi Di Maio hanno dato il via al professor Giuseppe Conte perché prendesse il largo, seppure verso mete sconosciute e forse irraggiungibili.

Infatti, al netto dell’ultimo e grave sgarbo che Salvini ha dovuto subire col veto a Fratelli d’Italia, le incertezze e le contraddizioni sono troppe e francamente desolanti. Basti pensare che in questo esecutivo ci sono per metà tecnici non eletti a partire dal Premier. Bene, anzi male, per chi come leghisti e grillini tuonava contro i professori è già una bella spudoratezza. Anche perché delle due l’una, o quando inveivano insolenze sui tecnici i due schieramenti mentivano, oppure la base politico parlamentare sia dei grillini sia dei leghisti è talmente mediocre da costringerli a cercare altrove. Fatto sta che ci ritroviamo per l’ennesima volta un Governo zeppo di esterni e di non addetti ai lavori, che faranno esperienza sulla nostra pelle purtroppo. L’altra contraddizione dell’accomandita “Salvini-Di Maio” è proprio nel contratto dove, pur di far quadrare le evidenti diversità, si è così cucito e tagliato da ottenere anziché un ricamo un rattoppo brutto e antiestetico. Tanto è vero che già girano autorevoli voci sul fatto che la flat tax dovrà aspettare un paio d’anni, che la “Fornero” non sarà affatto abolita ma incipriata e che la pace fiscale si trasformerà solo in una ridicola tregua.

Insomma, guarda caso l’unica cosa sulla quale sembra si andrà avanti sarà il reddito di cittadinanza e i centri per l’impiego, tanto cari ai grillini e tanto “cari” alle casse dello Stato. Per farla breve, partirà solamente la sezione che interessa a Di Maio; Salvini invece resterà alle prese con le espulsioni, con gli sbarchi e con tutte le emergenze più difficili e delicate. Bel successo, caro Matteo. In sostanza c’è la sensazione che tutto sia più per i grillini che per i leghisti visto che di centrodestra oramai c’è poco per non dire niente, anzi, a dirla tutta, Salvini accettando il veto su Giorgia Meloni, ha praticamente posto fine all’alleanza, almeno per ora. Sarà utile? Difficile a dirsi anche perché, piaccia o meno, gli elettori ancora una volta sono stati presi sostanzialmente in giro da chi è stato eletto e votato da una parte e poi si è unito incredibilmente con quella avversaria.

Per chiudere, una postilla di simpatia a Carlo Cottarelli, in fondo il più sobrio ed elegante in questa commedia all’italiana.

Aggiornato il 01 giugno 2018 alle ore 15:32