
Sia chiaro, l’Euro non è un diritto inviolabile e nemmeno l’habeas corpus e cercare di trasformarlo per mettere ansia alla gente è ipocrita e pericoloso.
Oltretutto da tempo la stragrande parte d’Europa discute e dibatte sul futuro della moneta unica e dei suoi vincoli, a causa della crisi e delle disparità che si sono ingenerate dal suo ingresso. Il problema dunque non è e non può essere l’euroscetticismo di Paolo Savona o le sue posizioni critiche e metalliche sui trattati, il problema è che solo la Germania può permettersi di farlo e di decidere come e quando semmai cambiare sistema e rivoltare il tavolo.
Insomma, alla base dei vincoli e dei trattati esiste una (seppure non scritta) regola, che assegna ai tedeschi potere di vita e di morte sulle sorti della Ue e dell’Euro. Ecco perché se qualcuno non è gradito all’asse franco-germanico scattano diktat e ultimatum nei suoi confronti, che poi li si possa chiamare “ammonimenti o ricatti” fate voi ma non funziona lo stesso e non va bene.
Sta tutta qua la nostra debolezza e la nostra fragilità in tema di sovranità nazionale e in tema di libertà individuale e libertà collettiva. Basterebbe per questo citare Bettino Craxi per capire come anche innanzi al gigante americano l’Italia abbia tirato dritto per la sua strada a Sigonella con il vade retro ai marines. Noi non sappiamo quanto e fino a dove Mattarella potesse dire di no a Savona, perché in punta di diritto le pieghe d’interpretazione dell’articolo 92 sono molte, oltretutto nella Carta i dettagli sui poteri relativi all’articolo stesso si fermano al “potere di nomina su proposta del Premier”.
Insomma, non è tantissimo per capire cosa sia in realtà la possibilità di accettare o meno tutti o parte dei nominativi sottoposti e soprattutto per quali ragioni un ministro può essere bocciato o promosso. Di certo nel caso di specie “qualcuno” non ha voluto Paolo Savona ed evidentemente si tratta di “qualcuno” che pesa e che conta sino al punto che abbiamo visto e non può essere solo la pur enorme dimensione del nostro debito ad averne determinata l’esclusione.
Del resto se per il fatto stesso di essere tanto indebitati dovessimo accettare una limitazione alla nostra autonomia sarebbe davvero il colmo, perché l’Italia non solo non è la terra dei barbari, degli scrocconi e dei delinquenti ma è un grande Paese fondatore dell’Europa. Per non dire infine che se queste insolenze e queste offese intollerabili provengono da una terra che nella storia si è resa protagonista dei peggiori drammi e crimini che oltretutto materialmente non ha pagato per via di un benevolo abbuono da parte dei danneggiati, non ci stiamo, punto.
Per concludere, se la partita di andata è stata vinta dalla cancelliera Angela Merkel e dai poteri che contano in Europa, quella di ritorno che si giocherà col prossimo voto di fine estate-inizio autunno siamo sicuri la vinceranno gli italiani con un risultato esemplare e inequivocabile, prerogative o meno.
Aggiornato il 28 maggio 2018 alle ore 12:32