Quei francesi così malfidati

A Bardonecchia siamo sull’orlo di una crisi diplomatica tra Francia e Italia. A raccontare dell’irruzione della polizia di frontiera transalpina in territorio italiano è una volontaria di un centro che si occupa dell’accoglienza degli immigrati: “Eravamo in questa stanza e improvvisamente sono arrivati 5 agenti francesi, armati. Ciascuno con una pistola nel fondino e un taser. Con loro c’era un ragazzo nigeriano con un grosso zaino e hanno detto che potevano accedere a questa sala grazie a una concessione delle ferrovie dello Stato del 1963”. Gli agenti della dogana transalpina hanno fatto fare con la forza un test delle urine al giovane che avevano appena fermato, ma il risultato del campione era negativo. “Hanno rilasciato il ragazzo – aggiunge la donna – gettando però per terra i suoi averi e se ne sono andati dicendo: non dovete entrare nel nostro operato”.

Come se ce ne fosse bisogno, appare chiaro quanto l’arroganza francese sia sconcertante e bene hanno fatto le autorità italiane a protestare vivacemente con l’Ambasciata per un atto che definire inqualificabile è poco.

Espletato il pistolotto nazionalista di rito, la cosa importante adesso è affrancarsi dalle chiacchiere da bar e tornare con i piedi per terra ad analizzare l’accaduto evitando possibilmente di cimentarsi in spacconate guerrafondaie che riescono benissimo solo quando si è comodamente seduti davanti a un buon caffè. La verità allora è che i nostri confinanti non ci rispettano perché ci ritengono giustamente incapaci di controllare il territorio dato che, in più di una occasione, ci siamo coperti di ridicolo facendo i soliti italiani spaghetti e mandolino che in cambio di qualche fondo europeo si sono sobbarcati gli sbarchi dell’intera Africa trasformando i propri confini in un colabrodo ingovernabile. Chiaro che i boriosi transalpini – che hanno poco da fare i supponenti dato che si sono dimostrati una macchina tutt’altro che perfetta in tema di attentati – ci considerino dei casinisti dotati di una grossissima dose di culo la quale ci ha portati a non subire nemmeno un atto terroristico nonostante noi si appaia totalmente impreparati e lassisti. Per questo si prendono la briga di sconfinare risolvendo sbrigativamente le loro indagini e hanno anche ragione: costoro guardano la tivù e conoscono benissimo l’atteggiamento buonista che i nostri (ex) governanti hanno tenuto nei confronti degli immigrati con annessa retorica boldriniana e con le prediche del Monarca Vaticano che sull’argomento sembra un disco rotto.

I nostri confinanti ci considerano un problema sia a causa dell’atteggiamento da protettori dei migranti che abbiamo dimostrato per il tramite dei nostri rappresentanti istituzionali sia per la burocrazia borbonica con la quale noi fronteggiamo il fenomeno (al pari di ogni altra vicenda). Devono aver pensato: se per espellere un delinquente “les Italiens” sono soggetti a una miriade di lentissimi paletti burocratici, vi immaginate cosa potrebbe succedere se ci attenessimo alla procedura e chiedessimo formalmente di poter espletare le nostre indagini sul ragazzo nigeriano rifugiato nella Ong Rainbow4Africa? Costui avrebbe il tempo di scappare al Polo Nord.

Che poi le indagini abbiano condotto al nulla è solo un dettaglio se paragonato al giudizio che i nostri confinanti hanno nei nostri confronti: noi siamo coloro i quali si accorgono che le Organizzazioni non governative vanno in acque territoriali libiche a prelevare gli immigrati come fossero dei taxi del mare e non fanno nulla. Noi siamo coloro i quali – se un inseguimento di ladri d’appartamento a Roma termina in un campo nomadi – mandano i poliziotti a prendere legnate non potendo questi ultimi rispondere per le rime senza incorrere in gravi sanzioni. In altre nazioni (serie) quello stesso campo nomadi non sarebbe rimasto in piedi un minuto di più e i fiancheggiatori dei ladri sarebbero stati sottoposti a pene esemplari.

Noi invece cerchiamo in tutti i modi di tutelare i rom attraverso elargizioni, attraverso una tolleranza che è divenuta quasi sudditanza o chiudendo tutti e due gli occhi se li becchiamo (è il lavoro abituale della maggioranza di costoro ma non si può dire) a rubare sui mezzi pubblici. Se una cosa del genere la dici apertis verbis sei un razzista e, dal Papa in giù, tutti i soloni del politicamente corretto ti metteranno in croce preferendoti Barabba (a proposito di ladroni). Anche i francesi hanno la tv e certe storture italiote le vedono. Devono aver giustamente pensato che la questione era meglio risolversela da soli. Come dar loro torto.

 

Aggiornato il 03 aprile 2018 alle ore 18:45