Pensiamoci bene, pensiamoci meglio

Se toccasse a noi prima di insistere oltre nell’approccio con i pentastellati, ci penseremmo mille volte. Del resto tutto il comportamento del movimento grillino è stato fino a oggi un “trasformismo ad hoc” da costringere chiunque a una riflessione vera.

In questi anni Beppe Grillo è passato dalla notte al giorno e viceversa non si sa quante volte pur di sottacere i limiti, le opacità e le carenze politiche del suo gruppo. Il comico genovese è arrivato a trasformare il suo credo da roccia a pongo, da acciaio a mercurio, pur di giustificare l’ingiustificabile toccato ai suoi. Beppone insomma, in uno stile che farebbe impallidire i più incalliti comunisti, ha usato (e usa) il due pesi e due misure come bere un bicchier d’acqua. Qui non si tratta solo del veto a Paolo Romani, quando si hanno sotto indagine per ragioni più pesanti i sindaci di Livorno, Roma e Torino, si tratta di affidabilità rispetto al Paese.

Del resto basterebbe riflettere sul comportamento del M5S che, pur essendo arrivato secondo con il trentadue per cento, rispetto al trentasette virgola cinque del centrodestra, si muove come fosse il padrone d’Italia. Viene da chiedersi cosa avrebbero potuto fare a parti inverse nei confronti degli altri e nella determinazione delle posizioni istituzionali.

Insomma, qui non solo il dubbio è d’obbligo ma c’è da capire fino in fondo quale potrebbe essere il rischio di uno sdoganamento definitivo. Non si spiega, infatti, come mai in Italia per sdoganare ai più alti livelli istituzionali i comunisti e la destra storica ci sia voluta una grande e lenta riflessione, mentre con loro tutto e subito. Sia chiaro, il dubbio non è sul rispetto delle regole democratiche e repubblicane, ma sull’approccio, sullo stile e sulla capacità di misurarsi con gli altri e su quella di governo. Non ci si può, infatti, sentire unici e migliori a prescindere, più bravi e più capaci oltreché esclusivi rappresentanti delle virtù.

In conclusione il cammino del Paese, soprattutto in questa fase, merita una serie di riflessioni che devono superare le smanie personali di successo. In questo senso l’appello del capo dello Stato alla responsabilità e alla condivisione del supremo bene collettivo è illuminante.

 

 

 

Aggiornato il 23 marzo 2018 alle ore 17:34