
La confusione sovrasta il cielo della politica italiana. Il sistema politico, la costituzione e la legge elettorale sono un combinato disposto di proporzionale e maggioritario che determinano uno stallo del sistema tripolare.
Ognuno reclama il sistema più conveniente per sé: i Cinque Stelle invocano il proporzionale essendo il primo partito, il centrodestra opta per il maggioritario essendo la coalizione che ha preso più voti, il Partito Democratico nella difficoltà di qualunque scelta preferisce arroccarsi, per il momento, in una opposizione a priori, e infine il Presidente della Repubblica, in sintonia con la logica proporzionale della Costituzione, invoca un governo che, con senso di responsabilità, le forze politiche devono varare.
Ogni soluzione ha le sue controindicazioni con veti e incompatibilità incrociate, dopo una campagna elettorale in cui i partiti concorrenti si sono delegittimati a vicenda, rendono impraticabile agli occhi dei propri elettori qualunque ipotesi di accordo. I vari sistemi elettorali, che si sono succeduti dopo il 1992, si contraddistinguono per la scelta più o meno ampia del sistema maggioritario e hanno determinato una polarizzazione dell’elettorato facendo somigliare la scelta elettorale alla tifoseria calcistica. Mentre il sistema proporzionale favorisce la creazione di comunità identitarie, e dunque le possibili alleanze dopo il voto, il maggioritario all’italiana determina una strumentalizzazione ideologica dei termini destra e sinistra per coprire il decadimento culturale nei valori e nei contenuti, che erano i cardini formativi di una classe politica dirigente, favorendo una visione manichea della politica.
Di norma per indicare il decadimento della politica si prendono ad esempio le tifoserie di calcio, chiuse nella loro faziosità, ma l’esempio dato da tutte le tifoserie nei confronti della morte del capitano della Fiorentina Federico Astori dimostra che è possibile ritornare allo spirito e ai valori dello sport. Se la classe politica riesce a ritrovare il senso della sua rappresentatività, nel bene comune del nostro Paese, sarà possibile uscire dall’impasse dove le varie architetture elettorali ci hanno portato. Solo mediante contenuti programmatici contigui si possono determinare le alleanze possibili, senza per questo considerare il ritorno alle urne come una maledizione, ma un legittimo ritorno al popolo sovrano affinché sbrogli una situazione che i partiti non sono stati in grado di affrontare.
Oggi bisogna superare i falsi steccati tra destra e sinistra ereditati dal Novecento e riproporre la distinzione tra autoritari e democratici, tra illiberali e liberali. Certamente i vincitori di questa consultazione elettorale sono la Lega e il Movimento 5 stelle, due forze politiche che rappresentano una visione estremistica della politica. Alla classe dirigente di norma si richiede una visione geopolitica del ruolo dell’Italia nel mondo, le sue alleanze internazionali ed europee, una politica economica e sociale che sappia cogliere le esigenze che il Paese esprime sia nel campo della sicurezza che dell’occupazione. Ma una cosa è certa, il lavoro si ottiene con gli investimenti pubblici e privati, ma per avere investimenti bisogna diminuire le tasse e far funzionare, snellendola, la burocrazia. Le forze in campo saranno all’altezza del ruolo?
Aggiornato il 13 marzo 2018 alle ore 19:54