Le 5 Stelle del Sud

Un aforisma, un commento − “Ne ‘La stella del Sud’, di Jules Verne , protagonista è un grosso diamante creato artificialmente che eccita gli animi ma, poi, si disintegra. La vicenda probabilmente non sarebbe andata diversamente anche se le stelle fossero state cinque”.


Normalmente trovo stucchevole il tipico commento giornalistico ad elezioni nelle quali due poli quasi si equivalgano e che descrive un “Paese spaccato in due”: negli Stati in cui, beati loro, vi sono sostanzialmente due poli, cos’altro ci si attenderebbe, forse una schiacciante supremazia, magari al 95 per cento, di uno dei due come accade nei regimi totalitari? Nel caso delle elezioni italiane di domenica scorsa, tuttavia, una cosa salta subito agli occhi: la spaccatura in due dello Stivale è infatti una novità evidente, con il centrodestra che domina largamente nel Nord e parte del Centro, e i grillini che dominano il Sud e, anche loro, una parte del Centro.

Al di là delle difficoltà da parte di ambedue le formazioni nel costituire una maggioranza e quindi un Governo, la spaccatura geografica la dice lunga sulla natura dei due elettorati. Infatti, si tratta di una frattura che distingue due aree socio-economiche assai diverse. Il Nord proiettato, in qualche misura e forse con qualche velleità eccessiva, verso il modello avanzato degli altri Paesi europei; il Sud perennemente in attesa di misure, interventi e sostegni vari da parte dello Stato centrale. Non stupisce, quindi, che anche il Centro, che offre un panorama socio-economico misto fra tendenze settentrionali e meridionali, sia diviso in due sotto-aree coerenti con i due modelli maggiori.

Molti commentatori hanno già sottolineato come la promessa grillina di un reddito detto di “cittadinanza” variabile da 370 a 1560 euro mensili a seconda delle caratteristiche del nucleo familiare, abbia probabilmente stimolato buona parte degli elettori dei 5 Stelle e questo dato, se reale, ben configurerebbe l’effettiva fisionomia del programma di Governo di quel movimento e del suo elettorato. Questa promessa è di pura indole demagogica, dalle conseguenze anche di ordine morale non certo lusinghiere dato che si tratterebbe non solo di un necessario aiuto agli indigenti ma di una vera e propria istigazione al far nulla, magari attraverso espedienti per aggirare le generose “regole” che il progetto grillino prevede. Ma essa è anche, in fondo, l’unico punto del programma grillino che la gente conosceva poiché credo si possa tranquillamente escludere che i milioni di italiani che lo hanno votato ne abbiano letto i 20 punti o abbiano dato retta ai discorsi ondivaghi dei dirigenti e dei candidati.

Ad ogni modo, il movimento creato da Grillo e soci, potrebbe avere il mandato per formare il Governo, con buona probabilità – valida anche per la coalizione di centrodestra – di trovare per strada alleati con cui irrobustire la propria compagine. E sarebbe bene che ciò accadesse davvero. Infatti, se si dovesse tornare alle urne senza che i grillini abbiano dato prova di cosa sono capaci fare, di certo i voti al loro movimento non calerebbero e forse addirittura aumenterebbero. Al contrario, se potessero mettere attivamente le mani sul potere in prima persona, in breve tempo i suoi elettori si renderebbe conto del tranello in cui sono caduti poiché, fra sicumera e altezzosità, insipienza tecnico-politica ed economica e sgradevole auto-proclamazione come “razza politica” onesta e diversa, finirebbero rapidamente di esercitare qualsiasi fascino presso elettori abbacinati da un sogno del tutto inconsistente.

Forza Italia era stata criticamente battezzata come partito di plastica ma, in realtà, il suo programma, dal 1994 ad oggi, è sempre stato chiaro, ben argomentato e sostenuto da squadre di Governo e di consulenti di ottimo livello anche se poi si è tradotto solo parzialmente in atti concreti per l’opposizione dei partitini eredi del vecchio modo di fare politica e, soprattutto, di guadagnarsi i voti.

I Cinque Stelle si auto-battezzano come non-partito e pretendono di costituire – chissà perché, forse per predestinazione divina? – un movimento adamantino. Ma il loro destino è segnato: basterebbe che governassero sei mesi. Peccato che nel frattempo dovremmo, da un lato sopportarne la spocchia senza fondamento e dall’altro pagarne il conto economico e di reputazione internazionale.

 

Aggiornato il 07 marzo 2018 alle ore 08:18