Governo di larghe intese, governo di coalizione: in queste settimane si sono sprecate le analisi degli scenari di governo sul post-voto. Meno frequenti, invece, le proiezioni sugli scenari partitici e politici e sugli assetti ideologici, che poi, sono quelli che forse contano maggiormente, sul medio-lungo periodo di azione delle politiche pubbliche.
Se l’ipotesi di governo di larghe intese dovesse andare in porto - ed è forse l’opzione più probabile, anche se rinnegata da Silvio Berlusconi e Matteo Renzi - verrebbe a inscenarsi una fase di consolidamento della destra “nazionale” (Lega e Fratelli d’Italia), che, se scaricata da Forza Italia e Partito Democratico, potrebbe svolgere con grande efficacia il più facile ruolo di opposizione, in vista delle nuove elezioni.
Questa ipotesi porterebbe la destra italiana ad allinearsi con le dinamiche europee, con la formazione e il consolidamento di un movimento o partito di ispirazione nazionalista, anti-mercatista, anti-Europa. Saranno probabilmente questi temi, strettamente economici, a dividere partiti e movimenti del centrodestra, superando i contenuti sociali (religione, welfare, diritti civili), ritenuti superati dagli attuali assetti politici.
Con questa impostazione cambierebbe anche l’area sinistra del Parlamento: “Liberi e Uguali” e movimenti simili, verrebbero a costruire la sinistra antagonista, concentrata su posizioni economiche conservatrici, ovvero per il mantenimento degli attuali sistemi fiscali e un “ritorno” al passato per i temi del lavoro.
Nello spazio lasciato vuoto dalle posizioni conservatrici di sinistra, e quelle conservatrici di destra, potrebbe costruirsi quindi l’identità liberal-democratica, europeista e pro-mercato, formata dalle nuove generazioni (che non riconoscono la sinistra antagonista operaia), e dai 40-something che avendo vissuto un contesto fortemente atomizzato nel mondo del lavoro si riconoscono nei valori tipici dell’imprenditoria: concorrenza, libertà, individualismo.
Una certa propensione al rischio permetterà a questo spazio politico di potersi dire riformista: a favore di un avanzamento delle politiche europee, e di un superamento dei vigenti sistemi fiscali. Questi contenuti potranno essere intercettati da chi ha sostenuto lo spirito riformista Forza Italia del ’94, e da chi ha sposato la causa rinnovatrice di Renzi.
Insomma, un elettorato non proprio trascurabile. Come accade nel resto d’Europa, nel sistema, composto da soggetti nazionalisti, retro-socialisti, e liberal democratici, non potrà poi mancare la componente anti-sistema, formata da movimenti (come Movimento 5 Stelle) che costruiscono la loro proposta post-ideologica come semplice distruzione dell’esistente, mescolando impostazioni riformiste e conservatrici, senza uno stretto binario politico.
Al di là dell’esito delle elezioni, i temi affrontati in questa campagna collocano il nostro Paese ad una svolta. Probabilmente i contenuti affrontati sino ad oggi nelle campagne elettorali cambieranno, e con loro cambieranno i partiti e i movimenti, dando quell’opportunità di nascita e di costruzione, della tanto agognata, ala liberale.
Aggiornato il 08 febbraio 2018 alle ore 08:16