
Il risultato delle elezioni siciliane ha contribuito a definire quelli che potranno essere i prossimi scenari nazionali in vista delle elezioni politiche del 2018.
Il centrodestra unito ha dimostrato ancora una volta, semmai ce ne fosse stato bisogno, di essere l’unica vera alternativa all’avanzata dei grillini. Un Movimento Cinque Stelle che si dimostra prima forza politica, non ancora in grado di sfondare nei consensi.
In tutto questo il candidato del Partito Democratico Fabrizio Micari è rimasto solo a guardare posizionandosi al terzo posto. Ma nella débâcle a sinistra il vero dato rilevante riguarda l’attuale ministro degli Affari esteri Angelino Alfano, uno che non sarebbe di sinistra ma che con il tempo lo è diventato. Lui, l’Angelino, che ha scelto di appoggiare Micari e che nella sua Sicilia ha sempre fatto il pieno di voti si ritrova con Alternativa Popolare (non proprio popolare) a raccogliere poco più del 4 per cento e a non riuscire a entrare nell’Assemblea Regionale (la soglia di sbarramento è fissata al 5 per cento).
Proprio così, l’Angelino non avrà neppure un deputato regionale a rappresentarlo nella sua terra. Sembra assurdo, ma non troppo. La scelta di stare con Micari non è stata la mossa vincente, oltre al fatto che gli elettori siciliani hanno voluto fargli scontare le derive non centriste ma “sinistre” delle sue poltrone. E quando vieni bocciato pure tra le mura di casa, qualche domanda dovrai pur fartela.
Insomma, l’Angelino pare veramente arrivato al giro di boa. Siamo curiosi di vedere quale sarà la strategia in vista del voto nazionale del prossimo anno. Alle Politiche diventa infatti difficile per Alternativa Popolare superare la soglia del 3 per cento prevista dal “Rosatellum”. Chissà se gli converrà presentarsi con il proprio simbolo “poco popolare” oppure optare per una scelta radicale: sciogliere il movimento centrista e andare a elemosinare un posto in lista nel Partito Democratico. Potrebbe essere soltanto questa l’unica chance per rimettere piede in Parlamento.
Quanto può giovare al Pd questa mossa? A Matteo Renzi l’ardua sentenza.
Aggiornato il 08 novembre 2017 alle ore 12:09