
Non è affatto detto che chi vuole rimodulare l’esistente, in Italia come in Europa, per migliorarlo e renderlo adatto a ciò che serve ed è necessario sia, sia un populista o nazionalista o sovranità e via dicendo. Bisognerà presto anche superare tutte queste categorie anacronistiche. Europeisti e nazionalisti, sovranisti, populisti, elitari (di cosa?), ma anche destra e sinistra, conservatori e progressisti (di che?). Ciò che vale e deve interessare noi tutti sono infatti unicamente i nostri interessi economici e, in funzione di tali ultimi, politici, nei nostri Paesi e in Europa, all’interno del mondo comune globale. Non c’è stata un’elezione o un pronunciamento, una manifestazione popolare che, in Europa, negli ultimi anni non abbia segnalato la necessità di rivedere l’Europa e il sistema attuali.
Si pensi all’esplosione e al successo dei partiti cosiddetti nazionalisti, la cui affermazione vorrebbe essere interpretata come populista e illiberale ma che tale non è ove si consideri ciò che semplicemente quanto realisticamente sosteneva Piero Calamandrei, e cioè che le nostre costituzioni, affinché si muovano, hanno bisogno ogni giorno di rimetterci dentro il combustibile, e che bisogna mettere dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenerne le promesse; metterci dentro la propria responsabilità.
Dunque non si tratta, in Europa come in Italia, di realtà ferme e da preservare costi quel che costi, perché se ne tradisce la loro stessa essenza, che è nel loro divenire. In Germania come in Austria, nella Repubblica Ceca, in Ungheria e in Polonia, ciò che si vuole ed è da configurare emerge dalle società che rimodulano e definiscono, esprimono e rivendicano, indicandoli, i valori di fondo propri dei singoli ordinamenti giuridici, e della costruzione europea. Più che definizioni ormai avulse dal contesto europeo e nazionale in movimento, siamo oggi tutti chiamati a identificare questa tensione violenta e stramba, verso un cosmopolitismo degli Stati europei dentro una nuova Europa capitalista democratica.
Ciò che si vuole dire è che ci si sta arrivando, pur in maniera convulsa e caotica, ma è la via che si mostra e deve essere intrapresa, tolte di mezzo burocrazia e tecnocrazia, europea e italiana, che non ha capito e ostacola l’iter intrapreso dai cittadini europei. Quello che è chiamato in maniera denigratoria populismo o nazionalismo o, ancora, antieuropeismo, non è altro che il sussulto collettivo comune, ciascun Paese membro per proprio conto, contro questa Europa che non va, non funziona. Le invasioni incontrollate e pericolose di migranti di credo islamico, la crisi economica inflittiva per i popoli e non certo per i rappresentanti burocrati poco legittimi europei, la mancanza di lavoro e di crescita; tutto questo spinge tuttora alla svelta rimodulazione e riorganizzazione complessiva europea. Non c’entrano più destra e sinistra, nazionalismi e antinazionalismi, sovranisti o populisti, perché l’esigenza come la lamentela e ribellione sono comuni ed esprimono, cogenti, la necessità di cambiare, rimodulare e rivedere l’esistente.
La critica è totale. È contro questa Europa così com’è. Il Regno Unito se ne è andato con Brexit, a costo di stare male e peggio. Chi rimane, cioè anche noi, l’Italia, vuole rimodulare, rivedere l’Europa e l’Euro. La nuova Europa vuole investimenti e crescita, benessere tramite un Euro efficiente e modulabile in base alle diverse politiche economiche di ciascun Paese membro. Fondi e investimenti strutturali comuni, crescita tendenziale di ciascuno Stato membro all’interno di un progetto, la nuova Europa, in funzione dei singoli. La nostra identità civile, culturale e sociale è europea, i nostri confini sono europei, il nostro credo è occidentale europeo, la nostra ricchezza e il nostro benessere collettivo e comune sono europei. Manca il contenitore politico che assecondi il nostro processo integrato federativo comune. Manca la nuova Europa. Che deve essere conveniente per chi ne fa parte ma non fessa, dunque bisogna fare bene i calcoli del dare-avere. Solide basi democratiche capitaliste, libertà, democrazia, mercato, per la nuova Europa. Con al fianco gli Stati Uniti d’America di Donald Trump che, ancora una volta, per noi, cioè anche in nostro favore, distrugge lo Stato islamico militarizzato contro l’Occidente.
Aggiornato il 08 novembre 2017 alle ore 08:32