“Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità”.
Certamente Matteo Renzi non sa che questa frase era di Goebbels (famoso ministro della Propaganda del Terzo Reich) definito da Thomas Mann cultore della menzogna “elevata dal nazista a divinità, e a sovrana del mondo”. Ma anche se non dovesse conoscere la paternità dell’uso della menzogna, Renzi ne applica fedelmente la ricetta e ci sommerge quotidianamente, dai canali televisivi, delle sue verità.
La differenza tra lui e Goebbels, però, sta nel fatto che le sue verità sono delle menzogne che molto difficilmente potranno diventare verità. Egli potrà, infatti, continuare a dichiarare che finalmente il Paese ha imboccato la strada giusta, che i dati gli danno ragione, che l’Istat certifica che c’è un incremento dell’occupazione, mentre la gente continua a patire sulla propria pelle i morsi dolorosi di un’economia che non riesce a decollare. Anzi, a dire il vero, più la gente lo sente parlare del Paese che descrive, sempre in crescita, e più capisce di venire letteralmente turlupinata.
Il giovanotto di Rignano sull’Arno che, magari, si era cullato che sarebbe stato il tempo a risolvere i problemi del Paese, si trova invece immerso in quella palude che giurava di voler prosciugare. Senza scelte politiche coraggiose, senza investimenti che rilancino l’economia, e con lo sperpero di risorse per “comprarsi” il sostegno degli elettori non si va da nessuna parte.
L’occupazione cresce? E quando mai? Non è affatto vero. L’occupazione, che permette di guardare con fiducia al futuro, non cresce. Cresce invece solo il precariato lasciando l’Italia al palo e il Sud senza alcuna speranza. L’Italia continua ad avere una disoccupazione sopra l’11 per cento, che è un dato che crea apprensione, e il Mezzogiorno si avvicina al 20 per cento che è un livello abnorme (con le punte di Calabria e Sicilia sopra il 22 per cento). Se poi si guarda alla disoccupazione giovanile la situazione, più che allarmante, è drammatica perché se in Europa ci si attesta attorno al 17 per cento, in Italia si supera il 37 per cento.
Però Renzi e Gentiloni esultano perché gli occupati sarebbero più del 2008 e cioè oltre 23 milioni con un incremento di alcune migliaia, dimenticano, però, di aggiungere che allora erano quasi tutti occupati a tempo indeterminato mentre ora, in quei 23 milioni e passa, c’è oltre un milione di occupati a tempo determinato. E bravo il Jobs act! Bel risultato! Sembra il gioco delle tre carte, ma Paolo Gentiloni twitta che c’è ancora molto da fare contro la disoccupazione ma non perde occasione per accontentare il capo esaltando il Jobs act. Non si capisce cosa vorrebbero fare se, invece di pensare agli italiani, sono impegnati soprattutto su argomenti offensivi, per quanti non hanno lavoro ed hanno incertezze sul futuro, come lo Ius soli e sperano, soprattutto, di elargire, prima della tornata elettorale nazionale, altri bonus incrementando il debito pubblico e compromettendo le necessarie riforme strutturali.
Intanto in Italia non solo non si “fanno” più figli ma si perdono anche quelli che scappano per raggiungere Germania, Danimarca, Olanda, Svezia, Inghilterra, tanto per indicare alcuni degli stati preferiti. Molti di questi giovani difficilmente, se metteranno radici all’estero, rientreranno in Patria. Alleluia che bel risultato ci è stato regalato dai governi di re Giorgio. È sperabile, comunque, che gli italiani non si lasceranno sfuggire l’occasione di evitare i governi degli incompetenti o degli incapaci, a gestire la crisi, riportando al potere intelligenza, capacità e preparazione perché solo così si potrà salvare il Paese.
Aggiornato il 27 settembre 2017 alle ore 21:05