
Tutto quello che è accaduto e sta accadendo in Italia, immigrazione, austerity, rapporti con la Ue e disagio sociale, dovrebbe spingere ognuno a riflettere sull’importanza del voto. Importanza che se possibile con l’avvicinarsi delle prossime politiche, diventa ogni giorno più grande e ineludibile.
Il discorso ovviamente riguarda tutti gli italiani, quelli che fino a ora hanno sempre votato, quelli che l’hanno fatto a tratti e quelli che legittimamente hanno deciso di non farlo. L’assenteismo elettorale, infatti, non è figlio della trascuratezza o del qualunquismo, ma di una precisa presa di distanza dalle scelte politiche e dagli interventi legislativi.
Insomma, che piaccia o meno, tantissima gente ha deciso di allontanarsi legittimamente dalla politica, perché delusa, indignata, scoraggiata dai fatti che ha visto e vede. Al netto delle valutazioni e dei giudizi che in democrazia valgono altrettanto, sia in un senso che nell’altro, con le prossime elezioni in Italia però sul voto si giocherà una partita vitale. Sarà vitale, infatti, la scelta sul tipo di accoglienza, sui rapporti con l’Europa, sulle questioni sociali, sul fisco, sulla giustizia e sull’economia.
Insomma, il nostro Paese dopo l’esito elettorale potrà prendere una strada oppure l’altra, ben sapendo che stavolta le differenze tra le due opzioni saranno forti e definitive. Del resto basterebbe capire la diversità enorme sull’approccio ad alcuni dei temi attuali e più scottanti fra le forze politiche in campo. Per farla breve, non si tratterà con il prossimo voto solo di scegliere fra una tassa in più o in meno, fra un bonus aggiuntivo o no, fra un ritocco o l’altro sulle pensioni. Con il prossimo voto gli italiani dovranno decidere quale definitiva posizione prendere sull’immigrazione, sui Trattati europei, sulle politiche fiscali, sociali e di sviluppo del nostro Paese.
Va da sé, infatti, che nel 2018 con l’approssimarsi della fine del mandato di Mario Draghi alla Banca centrale europea, si apriranno scenari talmente diversi e importanti da non potersi minimamente sottovalutare. Quello della Banca centrale europea non sarà, infatti, un semplice passaggio di consegne fra un esperto e l’altro, sarà invece un vero e proprio cambio di filosofia e di progetto per l’Europa e per la Ue. Dietro il probabile insediamento di Jens Weidmann all’Eurotower non si cela solo un diverso approccio di politica monetaria, ma di equilibri e di potere fra chi comanda e chi esegue, chi detta la linea e chi deve seguirla.
In buona sostanza, l’eventuale nomina dell’attuale capo della Bundesbank, pupillo di Angela Merkel, segnerà un confine su ogni scelta, ogni indirizzo dei Paesi Ue. Ecco perché arrivare a quell’appuntamento con governi deboli sostenuti da maggioranze fragili, oppure ipocritamente composte e allineate, sarebbe il peggiore dei rischi per l’Italia. Di fronte a questo rischio e in costanza di una legge elettorale che nessuno sembra voler modificare per una ragione o per l’altra, l’unico rimedio è andare a votare in massa per esprimere la propria volontà e determinare maggioranze inequivocabili. Solo con un’affluenza forte alle urne gli italiani potranno non solo scavalcare le ipocrisie che bloccano la legge elettorale, ma indirizzare il Paese in un senso oppure nell’altro. Per questo invitiamo tutti, ma proprio tutti a riflettere sull’importanza del voto, stavolta più che mai, stavolta veramente c’è in gioco il futuro dell’Italia.
Aggiornato il 07 settembre 2017 alle ore 10:34