"Un giorno questa terra sarà bellissima". È una delle frasi di Paolo Borsellino. Nello Musumeci, oggi candidato del centrodestra alle prossime regionali siciliane, ne ha fatto il suo claim.
Una scelta giusta perché è una bella cosa da dirsi. Perché indica una speranza, che è sogno, per una terra afflitta dal morbo mafioso. Perché è giunto il momento di mettere in chiaro una volta per tutte che centrodestra e poteri criminali sono due concetti che non stanno nella stessa pagina di storia. E, soprattutto, non scriveranno il futuro insieme. Musumeci è persona specchiata. Glielo riconoscono tutti, anche gli avversari. Ma si deve all’eterno Silvio Berlusconi se la sua candidatura prende il mare con il vento in poppa. Forza Italia avrebbe avuto i numeri per imporre un proprio candidato. E il profilo adatto era stato trovato. Quel Gaetano Armao, avvocato palermitano con una lunga esperienza nell’insegnamento universitario di diritto degli enti locali. Armao, col suo progetto da “indignato speciale”, ha conquistato il cuore del vecchio Leone di Arcore che lo avrebbe voluto alla guida della coalizione di centrodestra. Ma sostenerlo a qualsiasi costo avrebbe comportato una rottura con gli alleati. Come è successo alle elezioni comunali di Roma dove il centrodestra diviso ha costruito un’autostrada per mandare una grillina al Campidoglio. Berlusconi ci ha pensato su e, alla fine, si è lasciato guidare dalla sua vista lunga. Gaetano Armao fa un passo di lato accettando di essere il braccio destro di Musumeci in quella che si annuncia la corsa a due per la vittoria. È così che si comportano le persone di spessore che hanno a cuore il destino di una missione prima dell’appagamento di un’ambizione personale.
Ora però c’è da compiere un ulteriore passo in avanti: comporre una squadra di governo di prim’ordine e presentarla al giudizio dei siciliani già in campagna elettorale. È giusto che i cittadini sappiano a chi affidare il proprio futuro. Competenze e rigore etico: ecco cosa occorre. E il centrodestra di figure di alto profilo da spendere per il bene della Sicilia ne ha. Non deve andarle a cercare in casa d’altri. Cosa che invece dovrebbero fare, in caso di vittoria, i Cinque Stelle che non hanno al loro interno una classe dirigente strutturata, tale da gestire una realtà complessa come il governo di una regione. Questo è il punto di snodo della complicata vicenda elettorale siciliana. Il centrosinistra è al collasso. In lite permanente con se stesso e impelagato a giustificare la stonata presenza in coalizione con Renzi di Angelino Alfano, sgradito ai più, deve fare i conti con i veti incrociati sulle candidature e con un governatore uscente, Rosario Crocetta, che non ci sta a fare la parte dell’agnello al banchetto pasquale e annuncia fuoco e fiamme in caso di sua esclusione dalla competizione elettorale. Resta allora sulle spalle del centrodestra la responsabilità di funzionare da argine al rischio di una rimonta grillina.
Il test siciliano è la sola opportunità per i Cinque Stelle di fermare la parabola discendente che hanno imboccato dopo l’acme raggiunto con le amministrative del 2016. Le elezioni comunali dello scorso giugno lo confermano: il “miracolo” grillino si sta sgonfiando per mancanza di credibilità dei suoi protagonisti. L’incompetenza mostrata alla guida del comune di Roma ha dato la sveglia a quanti si erano illusi che i Cinque Stelle potessero essere l’alternativa di sistema alla politica tradizionale agìta dai partiti. Di regola il buon senso ha sempre la meglio ma non si può escludere che un’illusione ottica, provocata da propaganda ingannevole, possa abbagliare la vista a un elettorato divenuto più volubile del normale. Volubilità sulla quale puntano i grillini in Sicilia per risalire la china in vista dell’ormai prossimo rinnovo del Parlamento. L’unità ritrovata del centrodestra in Sicilia serve quindi ad annichilire la disperante speranza dei cesaristi a Cinque Stelle.
Ora, però, tocca a Musumeci lavorare a “una Sicilia finalmente libera dalle mafie e non più condizionabile dalle lobby di potere: una Sicilia che abbia la capacità etica ed estetica di rigenerare la sua immagine oltre i tristi stereotipi che la caratterizzano da sempre”. L’ha scritto nel suo manifesto programmatico. Berlusconi si fida di lui. Il centrodestra unito si fida di lui. È il momento che siano i siciliani a fidarsi di lui.
Aggiornato il 01 settembre 2017 alle ore 20:09