L’Italia brucia: è l’effetto della riforma Madia

L’Italia è in fiamme, bruciano macchia mediterranea e boschi, il territorio è sguarnito. Per campi e monti s’aggirano parecchie migliaia di uomini senza identità. Migranti, incendiari, stupratori, terroristi? Sembra che lo Stato abbia sollevato le mani. Il gioco di complicità che ha gettato il Paese nel caos è, per molti addetti ai lavori, frutto del combinato disposto che, circa tre anni fa, spezzettava la Protezione civile (finiva il monolite d’epoca Bertolaso) e più recentemente liquidava il Corpo forestale dello Stato nell’Arma dei carabinieri.

Oggi la Protezione civile è quasi un dopo lavoro per hobbisti, una sorta di comitiva di ex boyscout, buona per gestire i problemi che insorgono durante le feste patronali... insomma una sorta di dependance delle varie proloco che infestano il Belpaese. Con la gravante che oggi, complici i tanti maneggioni degli Enti Regione, i figli disoccupati di non pochi funzionari dei tanti “Consorzi di bonifica” e delle “Comunità montane” stanno prestando servizio (lo chiamano “volontariato”) nella nuova Protezione civile: quella regionalizzata, che da loro buoni benzina e buoni pasto, rimborsi spese a piè di lista e, in non pochi casi, assicurazione e bollo auto in cambio dei colori della Protezione civile esposti su vetture più o meno andanti. E non solleviamo il problema dei lampeggiatori, come delle palette e dei fischietti: non potrebbero farne uso e, spesso, i comandanti delle locali stazioni dei carabinieri sono costretti a ricordarlo ai vari capataz locali di Protezione civile e “proloco”.

“Che facciamo scriviamo alla Procura? Denunciamo? - sbotta il maresciallo - Siete come i bambini, alla prossima festa del paese vi ritroviamo con palette e lampeggiatori”. Senza considerare che, se nelle località boschive divampasse un rogo, i carabinieri forestali per legge non dovrebbero farsi cogliere a svolgere attività anti-incendi: diversamente sarebbero passibili di deferimento all’autorità giudiziaria, perché solo ai Vigili del fuoco compete (come recita la nuova normativa) sedare e prevenire gli incendi. Di fatto lo scioglimento del Corpo forestale dello Stato, imposto dalla riforma Madia, ha indebolito ulteriormente il già azzoppato sistema di Protezione civile. Effetti devastanti. È vero che i Vigili del fuoco hanno ottima preparazione nel sedare i fuochi, ma l'esperienza boschiva e montana era patrimonio secolare del Corpo forestale. Del resto una sentenza del Tar Abruzzo ha confermato le tante riserve sullo scioglimento del Corpo forestale. Riserve che riguardano anche incostituzionalità della Riforma Madia.

Oggi, senza Forestale e Protezione civile, l’Italia ha subito una lunga estate di fuoco. Il tutto condito dall’assenza totale di mezzi, competenze ed esperienza. Così capita che lungo la dorsale Adriatica, dal Conero sino al Gargano, si possa assistere ad un fronte incendiario di vastissime proporzioni, che solo per discontinuità di pochi chilometri non cinge completamente Marche, Abruzzo, Molise e Puglia del nord: ben quattro regioni avvolte dalle fiamme, e nello stesso momento. I telegiornali nazionali tentano di gettare acqua sul fuoco, almeno dal punto di vista mediatico, non allarmando la popolazione: e non va escluso che da Palazzo Chigi sia partito ordine in tal senso.

Intanto le parole di Gilberto Stacchiotti, presidente dell’Ente Parco del Conero, lasciano intravedere che enti locali e governo avrebbero operato una politica di risparmio sui costi della prevenzione incendi.

Una cosa è certa, al parco San Bartolo il danno è di 6 milioni di euro e nelle Marche saranno ben superiori - stigmatizza Stacchiotti - Sarà davvero sensata questa politica del risparmio o i costi sociali poi sono superiori a quel piccolo valore in bilancio col segno meno? Magari si poteva fare di meglio se la regione Marche non avesse eliminato canadair ed elicotteri pensando di risparmiare attraverso convenzioni con Abruzzo o Toscana”. Avete capito bene, “convenzioni con la Regione Abruzzo”: infatti le Marche per risparmiare si sono accordate per usare i mezzi in condivisione con l’Abruzzo. Le parole di qualche addetto ai lavori sgombrano anche l’ultimo dubbio: “Hanno fatto come si faceva negli anni Cinquanta - dice il funzionario romano - se in famiglia un fratello andava alla festa con le scarpe di lusso l’altro doveva rimanere a casa o farsi una passeggiata con le scarpe vecchie”. Nelle Marche o nell’Abruzzo, ça va sans dire, ci sarà pure un incendio capace di attendere, di calmierare momentaneamente le proprie lingue di fuoco.

Sembra proprio che il fuoco non porti pazienza, che non ammetta economie di bilancio. Così in Abruzzo il Monte Morrone brucia ormai da più di dieci giorni. Dal 19 agosto scorso vari incendi hanno iniziato a divorare ettari su ettari del Parco nazionale della Majella. Danni incalcolabili, ma la notizia passa quasi sotto silenzio per ordini superiori. “Tacere sull’emergenza” sembra essere il motto dell’attuale esecutivo. Intanto sulla Maiella sono stati impiegati solo venti Vigili del Fuoco ed una trentina di volontari, e soltanto un canadair. Intanto le economie di bilancio lasciano spazio alla cattiva gestione del patrimonio boschivo, alla mancanza di manutenzione e cure di queste aree. Un abbandono che viaggia sotto braccio con lo scioglimento del Corpo forestale dello Stato, che ha prodotto grande confusione su competenze, mezzi e risorse. Degli oltre 7mila forestali, 6.754 sono passati ai carabinieri, 390 ai pompieri e poche decine alla polizia di Stato e alla Guardia di finanza. Riforma pasticciata, che ha delegato ai Vigili del Fuoco l’esclusiva competenza sullo spegnimento degli incendi, un tempo assicurata soprattutto dal Corpo forestale.

Il 27 agosto nemmeno San Padre Pio è riuscito a salvare San Giovanni Rotondo dall’incendio. Il Gargano è in fiamme da due giorni, lingue di fuoco si stanno dirigendo dall’entroterra foggiano (la Daunia) verso il Molise. Sulla strada provinciale per Manfredonia un esercito di migranti attraversa l’Adriatica in direzione nord: le forze di polizia non li degnano d’un sguardo, sono in preda all’emergenza incendi. Si salvi chi può. Al tramonto solo il fuoco illumina queste regioni d’Italia, e nel rogo finiscono diritti, buon senso e giustizia sociale.

Aggiornato il 30 agosto 2017 alle ore 12:42