
Ha ragione Marco Gervasoni che dalle colonne de “Il Messaggero” dell’altro giorno ammoniva sui rischi della assegnazione agli immigrati degli alloggi confiscati alla criminalità. Non solo è giusta la riflessione di Gervasoni ma secondo noi va integrata con una serie di riflessioni che la politica italiana storicamente e ipocritamente sfugge.
Innanzitutto in Italia la classe politica e dirigente non conosce il concetto di temporaneità, da noi la temporaneità finisce regolarmente per trasformarsi in condizione definitiva. Fatto per il quale succede che non è più possibile tornare indietro, nel senso che una condizione “precaria” protratta troppo a lungo inevitabilmente diventa diritto acquisito. Inutile discutere dei cosiddetti diritti acquisiti che nel nostro Paese nascondono in realtà solo privilegi di alcuni rispetto a altri.
Sulla casa poi, da sempre emergenza di tante, tantissime famiglie italiane deboli, una cosa del genere scatenerebbe una rivolta. Per non parlare dei costi che una operazione di questo tipo comporterebbe, non solo per rendere agibili gli edifici confiscati, ma per mantenerli con tanto di utenze allacciate. Chi pregherebbe oppure chi pagherà? Nuove tasse? Nuovo debito? Lo Stato? I Comuni? Insomma, il costo non può non essere adeguatamente considerato. Come se non bastasse scatterebbe o dovrebbe scattare il criterio di assegnazione, a chi? A chi verrebbero concessi questi alloggi? Va da sé, infatti, che solo ai veri rifugiati semmai, potrebbe essere concessa una tale opzione.
Eppure noi sappiamo che gli aventi diritto in questo senso, sono la minima parte degli immigranti giunti in Italia e sparpagliati per il territorio. Insomma, il problema è grande e per risolverlo serve di fare tutto ciò che non si è voluto fare prima nel nome di una accoglienza illimitata e scriteriata. Servono i rimpatri immediati per chi non ha diritto, le espulsioni per chi non si fa identificare con certezza, serve un censimento vero di chi gira per le città italiane. Ecco perché sulle assegnazioni di edifici sottratti alla criminalità bisogna andarci piano, altrimenti la toppa può essere peggiore del buco. Oltretutto si avvicinano le elezioni e i cattocomunisti storicamente sono bravissimi a cospargere di polvere di stelle il cammino verso le urne, pur di tenere buona la gente.
La verità cari amici è che sulla accoglienza hanno consapevolmente sbagliato tutto, ben sapendo di non essere né attrezzati e né in grado di affrontare un fenomeno simile. Non solo hanno sbagliato, ma permesso che intorno a questo fenomeno si scatenassero gare di affarismo, illegalità, opacità da Nord al Sud del Paese. Ecco perché adesso che la frittata è fatta c’ è solo da augurarsi che la politica non la avveleni con ulteriori scelleratezze, le cui conseguenze potrebbero davvero essere devastanti.
Aggiornato il 01 settembre 2017 alle ore 17:29