Un triste polverone avvolge l’Italia

Stiamo assistendo a uno dei polveroni più tristi, ridicoli e per certi versi vergognosi che la nostra storia ricordi. E sì che l’Italia di polveroni se ne intende eccome, eppure stavolta intorno alla legge elettorale, alla data del voto, alle possibili postume alleanze, stiamo toccando il fondo.

Chi afferma e smentisce accordi, chi denuncia patti extra costituzionali, chi accetta e poi rifiuta il metodo stabilito, chi prima rispetta e dopo disattende l’impegno. Per non parlare delle date, settembre, ottobre, febbraio, marzo, qualcuno arriva addirittura a giugno del prossimo anno e qualcun altro se potesse eliminerebbe proprio le elezioni.

Nel frattempo di questo squallore infinito il Paese sprofonda e giorno dopo giorno diventa più fragile di quei barconi degli immigrati che traversano il mediterraneo. Gli stessi annunci sul nostro stato di salute economica sono deliranti, un giorno ci dicono che saliamo come un missile, il giorno dopo che l’industria rallenta e i consumi arretrano. Un giorno dichiarano l’occupazione in crescita e l’altro che non è vero, al mattino il nostro sistema bancario è solido al tramonto è diventato fragile e malato.

Insomma, siamo capaci di far ridere Pulcinella, che invece dovrebbe farci ridere lui, ma il peggio non è questo. Il peggio è che ogni giorno arrivano sconosciuti a migliaia sulle coste e non sappiamo più dove metterli, il peggio è che la criminalità aumenta, il peggio è che da noi non funziona più niente. Non funzionano i servizi, sia nazionali sia locali, i furbetti e i nullafacenti del cartellino sono all’ordine del giorno ed Equitalia continua a perseguitare e ossessionare.

Anzi, dal primo luglio il fisco potrà entrare nei nostri conti e prelevare senza chiedere il permesso e senza che sia sicuro di aver ragione, lo farà e basta, roba da non credere. Da noi funziona così, lo Stato è padrone assoluto della vita e della morte, ci tartassa, ci offre in cambio una vergogna, si occupa della condizione e dei confort di Totò Riina, il Parlamento di mantenere le poltrone, la Rai di come pagare compensi da sceicco, le lobby di spartirsi posti e affari.

È così che stiamo messi, sissignore, gli italiani stanno così, vivono in fila, per la sanità, la scuola, la casa, il fisco, si mettono in fila la mattina e il giorno dopo ricominciano. Eppure la politica si occupa di liste, di nominati, di inciuci, di accordi sottobanco e convenienze sulla data del voto. Intanto la Legge Fornero imperversa e l’Ape (Anticipo pensionistico) è scomparsa, il fisco amico è una presa in giro, l’accoglienza è una benedizione e le cooperative che ci lucrano soprano sono enti di beneficenza.

È così che va l’Italia, un Paese che sta in piedi per miracolo e continuerà così finché qualcuno non deciderà il contrario, perché sia chiaro, se solo i mercati ci attaccassero sarebbe il terremoto. Con il debito che abbiamo e la situazione dei conti interni, se ripartisse una crisi dello spread sarebbero dolori, però paghiamo le pensioni d’oro, i super-stipendi di Stato, i vitalizi, i privilegi della casta, gli sperperi e le spese folli delle regioni a Statuto speciale. Populismo? Chiamatelo come vi pare, ma è così, è questa la realtà che ci hanno regalato in anni e anni di ipocrisia, malaffare, incapacità e opportunismo politico.

Ecco perché a questo punto non conta più se il voto sarà a settembre, febbraio oppure aprile, ritardarlo non servirà a imbrogliarci ancora, a suggestionarci, a illuderci. Il Paese va cambiato, tutto, cambiato da cima a fondo, per gli italiani aspettare qualche mese, ammesso che sia, non sposta niente e quando voteranno, prima o dopo, dimostreranno di aver capito bene quello che c’è da capire.

Aggiornato il 08 giugno 2017 alle ore 22:22