
“Inciucellum”. Così potrebbe essere denominata la legge elettorale con la quale gli italiani, se le cose non cambieranno, verranno chiamati a votare alle prossime elezioni politiche.
Abbiamo aspettato quattro anni e la bocciatura del “Porcellum” viziato da incostituzionalità per arrivare a una legge che è peggiore di quella che per la sua infima qualità era stata edulcorata dal latino.
Fatto sta che i partiti hanno avuto a loro disposizione quasi un’intera legislatura per studiare un metodo che consentisse agli elettori, finalmente, di tornare al voto esprimendo la loro preferenza rispetto ai candidati. E invece si ritrovano una legge che aggira la Cassazione rispetto al suo pronunciamento sul Porcellum e poi successivamente sull’Italicum, ma soprattutto raggira gli italiani che ancora una volta non potranno scegliere chi mandare in Parlamento, aprendo per di più all’inciucio dei partiti maggiori che già stanno preparando il campo alla grande coalizione.
La nuova legge elettorale basata sul cosiddetto “sistema tedesco”, che verrà approvata grazie all’accordo tra Forza Italia, Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, è di fatto un rimescolamento tra proporzionale e un macchinoso maggioritario che ha gli stessi principi ispiratori del precedente sistema elettorale: il famigerato Porcellum. Per eleggere deputati e senatori funzionava più o meno così: i vertici del partito decidevano un elenco di nomi da presentare collegio per collegio, ciascuno con il suo numero in ordine progressivo: il numero 1 aveva la quasi certezza di essere eletto, il numero 2 altissime probabilità, il numero 3 buone probabilità, il numero 4 ne ha meno e il numero 5 di possibilità ne ha davvero poche.
Con il nuovo sistema elettorale viene persa l’ennesima occasione per inserire un meccanismo di scelta dei deputati da parte dei cittadini italiani che invece alla prossima tornata elettorale si troveranno per le solite liste bloccate senza preferenze con i partiti che sceglieranno i soliti leccapiedi, incapaci, amanti, ballerine, figli di papà e raccomandati vari da inserire nelle liste per farli diventare dei “fedelissimi” parlamentari.
Grillo, Renzi e Berlusconi hanno pensato, ognuno, di poter utilizzare per i loro scopi questa legge elettorale che invece non solo avrà come conseguenza quella di portare il paese nel caos senza rappresentanza e senza governabilità, ma anche di aver scelto per l’ennesima volta la strada dell’anti-meritocrazia e della selezione dei migliori candidati da far scegliere al popolo. I nomi dei candidati dell’uninominale e i listini bloccati dunque verranno composti a tavolino dalle segreterie di partito. E i giochi così sono fatti: non essendoci preferenze, ad andare in Parlamento saranno uomini e donne indicati dai partiti, e non scelti dai cittadini.
Insomma, si salvano le poltrone dei politici più addentrati nei palazzi, si salvano amici degli amici, raccomandati, fedelissimi. Nani, ballerine e yesman. Perché va detto fino in fondo: avere un parterre di gente fidata e fidelizzata, che ha un ‘debito’ per essere stato inserito nel listino, permette di tenere sotto scacco un intero Parlamento sottoposto a umori e convenienze dei grandi partiti, almeno in termini numerici e di percentuali.
Dimenticavo: per rendere tutto ancora più chiaro e agevole, hanno deciso di alzare la soglia di sbarramento al 5 per cento. Praticamente escludendo quei partiti, al netto di Alfano e centristi vari, che per vocazione e natura non sono inclini all’inciucio e al compromesso. E di fatto limitando la rappresentanza a milioni di elettori in tutta Italia che, semplicemente, vedranno negato loro un fondamentale diritto democratico. I responsabili di questo obbrobrio hanno nome e cognome: Partito Democratico, Forza Italia, Movimento 5 Stelle. Saranno loro, con diversi pesi e diverse misure, a spartirsi una volta formato quello che sarà il nuovo Parlamento, dando vita alle cosiddette larghe intese e a una coalizione frutto, appunto, di un inciucio alle spalle degli italiani che voteranno una loro idea per ritrovarsi invece governati da un minestrone unico che spazia dal centrodestra al centrosinistra. Identità sacrificata sull’altare della governabilità. Finché Renzi o Berlusconi vorranno. Grillo, invece, tiene solo a far sedere alla Camera e al Senato persone fidate o, meglio, teleguidate dal comico genovese con la finta democrazia della Rete: al M5S interessa riproporre gli stessi che hanno seduto fino ad oggi su quegli scranni, senza rischiare nuove leve magari poco controllabili e di sicura inesperienza.
In questo triste panorama, l’unica realtà a destra capace di porre argine a un imbroglio soprattutto successivo al voto, è Fratelli d’Italia. Con la nostra leader Giorgia Meloni abbiamo proposto l’inserimento delle preferenze e la sottoscrizione di una clausola anti-inciucio per i futuri governi della coalizione di centrodestra. Votare Fdi significa votare l’identità di destra, quella che non si piega ai compromessi. Una realtà che superando lo sbarramento del 5% si frapporrà tra gli accordi sottobanco e gli italiani, garantendo loro la lealtà che meritano.
(*) Consigliere regionale del Lazio e membro dell’assemblea nazionale di Fratelli d’Italia
Aggiornato il 07 giugno 2017 alle ore 21:29