La riforma codice antimafia arriva in Senato il 13 giugno

Approda nell'Aula del Senato, il prossimo 13 giugno, la riforma del Codice Antimafia che ridisegna tutta la complessa materia delle misure di prevenzione. Il provvedimento deriva dalla proposta di legge di iniziativa popolare per la quale grandi organizzazioni sociali come la Cgil, Avviso Pubblico, Arci, Libera, Acli, Lega Coop, Sos Impresa, Centro studi Pio La Torre raccolsero, nel lontano 2013, centinaia di migliaia di firme e che è stata poi integrata dal lavoro fatto nel frattempo dalla Commissione parlamentare antimafia.

Approvata nel novembre 2015 dalla Camera, ha atteso finora il via dal Senato e se lo otterrà nei prossimi giorni, subito dopo il voto per le amministrative dell'11 giugno, dal momento che il testo ha subito delle modifiche, dovrà comunque tornare all'esame della Camera, per l'ultima e definitiva approvazione. Con la riforma l' Agenzia per i beni sequestrati e confiscati - finora spesso oggetto di critiche, con poco personale e quasi tutto "comandato" - esce rafforzata, con un direttore (non più per forza un prefetto) che si occuperà dell'amministrazione dei beni dopo la confisca di secondo grado.

Norme stringenti sono previste per gli amministratori giudiziari, che non potranno avere più di 3 incarichi e non potranno essere parenti fino al quarto grado, ma neppure conviventi o "commensali abituali" del magistrato che conferisce l'incarico. Sequestri e confische sono previsti anche a chi favorisce i latitanti, commette reati contro la Pubblica amministrazione o si macchi del delitto di caporalato mentre si istituisce un Fondo di garanzia per sostenere le aziende sequestrate. Il Senato ha stabilito però che tra i reati contro la Pubblica Amministrazione per i quali è prevista l'estensione delle misure di prevenzione personali e patrimoniali, come la confisca, non rientri il delitto di peculato.

Alla Camera, la norma che ha provocato scintille, quando il provvedimento fu varato, fu quella che consente ai dipendenti di Invitalia di essere nominati amministratori giudiziari di beni, molto criticata soprattutto dai deputati M5S. I senatori hanno fatto di più, prevedendo - è tra le novità - che il giudice delegato possa incaricare dell'amministrazione dell'azienda sottoposta a sequestro anche dipendenti qualificati dell'Agenzia. I requisiti di costoro saranno stabiliti dalla stessa Agenzia e dai decreti attuativi che dovranno seguire.

Aggiornato il 01 giugno 2017 alle ore 14:30