La Boschi chiede la testa del profeta de Bortoli

Partito Democratico in trincea dopo le rivelazioni di Ferruccio de Bortoli sull’operato di Maria Elena Boschi, soprattutto emerge la difesa dell’ex ministra delle Riforme per bocca di tutti quei salotti (sia politici che pseudo comunicazionali) riconducibili alle lobby che oggi vedono in Matteo Renzi il Macron d’Italia.

Una difesa che impazza dalle radio alla carta stampata, passando per le trasmissioni televisive generaliste. Perché in Italia rivolgere accusare e scoprire altarini dei compagni di merenda di Matteo Renzi è politicamente scorretto, soprattutto dopo la sua affermazione all’interno del Partito democratico. Così si sprecano i vari “si colpisce la Boschi per ferire Renzi”, “la Boschi è una donna giovane e capace e le accuse provengono da chi avversa la sua presenza in politica”... una valanga di boutade, ma non chiariscono affatto il motivi che hanno spinto la rampolla del banchiere etrusco ad interessarsi della vicenda bancaria familiare: e sappiamo tutto il Paese essere indignato per come sono stati trattati investitori e risparmiatori clienti di Banca Etruria. Non si possono certo nascondere le tante remore a trattare quest’argomento, in considerazione della facilità con cui banchieri e politici renziani abusino della querela, al punto da trasformarla in una sorta di strumento intimidatorio. Brandito contro i giornalisti nemici del salotto consensuale di Matteo, Maria Elena e rispettivi genitori.

Secondo il Pd la vicenda Boschi sarebbe destinata a sgonfiarsi. Sorge il sospetto che qualcuno intenda provvedere in tal senso attraverso la rete d’amicizie tra chi indaga e chi scrive. Intanto la  Boschi, forte delle coperture istituzionali, minaccia querele e ribatte con sicumera “quello che dovevo dire l’ho detto”.

Intanto nessuno s’azzarda a smentire lo scritto di Ferruccio de Bortoli. Nemmeno Federico Ghizzoni (ex amministratore delegato di Unicredit che avrebbe avuto il fantomatico colloquio con la Boschi) s’azzarda a smentire le rivelazioni di Ferruccio de Bortoli. “Il silenzio di Ghizzoni è una conferma - afferma Paolo Mieli (amico e collega di de Bortoli) - La cosa c'era. Però adesso Ghizzoni ha il dovere di spiegare come, dove, quando, il giorno, in che modi”.

La difesa di Mieli (temuto e stimato in ambienti democratici) tacita parte degli “armigeri” di Maria Elena e Matteo. E di fatto potrebbe anche emergere che la Boschi avrebbe mentito a cospetto del Parlamento, affermando di non essersi “mai occupata di Banca Etruria”. Qui i difensori della Boschi si rivelano davvero abili a gettarla in caciara, infatti sorvolano sul fatto che alla Boschi potrebbe essere sfuggita una bugia, ma cercano di convincere le masse che non è utile al Paese parlare male della Boschi. E chi lo fa viene automaticamente etichettato come nemico di Renzi, del suo partito unico della nazione: certo l’Italia non ha bisogno d’un piccolo Erdogan in salsa democristiana, capace di farci sprofondare agli ultimi posti delle classifiche mondiali sulla libertà di stampa. Ecco perché de Bortoli va difeso. “Nel caso del ministro Boschi c’era un conflitto di interessi - afferma l’ex direttore del Corriere della Sera - Io credo che un politico debba preoccuparsi di quello che succede a una banca. Ma un conto è occuparsi di una cosa, un altro fare richieste. E comunque io ho raccontato: non ho detto che ha fatto pressioni indebite”.

Da Pier Luigi Bersani a Matteo Salvini s’è formato un fronte politico che chiede le dimissioni della Boschi. Certo ognuno cerca di portare consenso alla propria fazione. Grave è il vulnus democratico nel Paese, ancor più grave che né Ghizzoni né la Boschi intendano dare spiegazioni. Quasi che le poltrone elettive ed i soldi dei risparmiatori siano diventati retaggio di questa nuova casta, fatta di persone a mezzo tra poteri bancari e lobby d’affari. Gente che crede di non dover rendere conto al cittadino risparmiatore, soprattutto reputano che l’uomo di strada non vada informato. Ecco che il consenso ammanta Maria Elena di una sorta d’aurea innocenziale: parlano della sua bellezza, delle sue aspirazioni, del fatto che a 24 anni sedeva già in quattro consigli d’amministrazione. Ma nessuno ci spiega come abbia fatto a nascere potente, soprattutto se dietro la sua carriera non si possano celare le manovre di papà Boschi, sodale politico-bancario di papà Renzi. E su tutto impazzano i professionisti del gossip, che vedono in Renzi il Macron d’Italia, nella Boschi una sorta di premier dame alla francese. Stanno quasi costruendoci un immaginario in cui Matteo possa convolare a nuove nozze con Maria Elena: entrambi pronti a cenare a lume di candela Emmanuel Macron e Brigitte. Una cena tra belli, capace d’obliterare le differenze d’età. Maria Elena bionda come Brigitte, entrambe attoriali, fotogeniche. Che bell’Europa, che “bail-in” questa poltiglia di risparmiatori-elettori.

Aggiornato il 11 maggio 2017 alle ore 19:05