La scomparsa dell’Ape

Altrove sarebbe materia da crisi di Governo o dimissioni del ministro, da noi la storia dell’Ape (Anticipo pensionistico) corre liscia come l’acqua e tutti zitti. Eppure dall’allora sottosegretario Tommaso Nannicini, nel frattempo dileguato dal Governo, l’Ape fu presentata insieme al ministro Giuliano Poletti come una genialata.

Una genialata per correggere la Legge Fornero e per risolvere i problemi che quel provvedimento aveva ingenerato in tantissime persone. Slide, conferenze stampa, interviste, per annunciare che dal primo maggio 2017 immancabilmente sarebbe partita la cosiddetta Legge sull’Ape, vanto del Governo Renzi. Sia chiaro, noi scrivemmo, prima, durante e dopo l’approvazione del provvedimento, quanto questo fosse uno sgorbio fatto apposta solo per dare lavoro e guadagno a banche e assicurazioni. Scrivemmo che fosse studiato più per dissuadere che aiutare e che alla fine solo pochi su tanti avrebbero potuto aderire sopportandone gli intollerabili costi. Denunciammo, infine, lo sbaglio grave del Governo nel non voler attivare, rispetto alle storture della Legge Fornero, la proposta del presidente della Commissione lavoro della Camera dei deputati, Cesare Damiano. L’ex ministro Damiano, infatti, molto più e molto meglio, aveva elaborato una proposta in grado di soddisfare le necessità di chi dalla sera alla mattina con la Legge Fornero si ritrovava nella terra di nessuno.

Bene, anzi male, scartata l’ipotesi Damiano con la pietosa scusa dei costi eccessivi, Renzi, Nannicini e il grande Poletti approvarono l’Ape. Il risultato è che siamo a maggio inoltrato e dell’Ape nemmeno l’ombra, non solo, ma dal Governo nessuna certezza sulla data di partenza e sui costi per i richiedenti. Insomma, una vergogna intorno alla quale il silenzio è assordante, a partire dai sindacati che supinamente hanno accettato l’Ape. Ecco perché diciamo che un fatto del genere altrove sarebbe materia da crisi di governo o dimissioni del ministro.

A conforto dei cittadini così brutalmente e ingiustamente colpiti dalla Legge Fornero, c’è però una certezza, fra qualche mese si voterà e andranno a casa tutti quelli che l’hanno voluta. Che siano poi i pentastellati, le larghe intese, oppure il centrodestra a vincere poco conta, la Fornero sarà comunque cassata e riscritta come giustizia sociale impone. Va da sé, infatti, che nessuna legge sulle pensioni potrà prescindere da un intervento su quelle d’oro, sui vitalizi dei parlamentari, su tutta una serie d’insopportabili privilegi che ancora gravano sul sistema previdenziale. Solo così potrà affrontarsi con equità il tema dei costi e dell’età pensionabile, solo così un governo serio potrà presentarsi al cospetto dei cittadini, che fino ad oggi hanno solo dato senza nulla ricevere in cambio.

Aggiornato il 10 maggio 2017 alle ore 11:31