“Tutti a casa”, docufilm del M5S: imbarazzante

L’avvento del Governo, e del successivo e prevedibile regime a Cinque Stelle, per fortuna ancora non è arrivato. In compenso dal 24 aprile potremo goderci, per così dire, al cinema il primo docufilm da Istituto Luce anni Trenta sulle “magnifiche sorti e progressive”.

Un’ideona con tanto di incontro pubblico che si svolgerà al glorioso Cinema Farnese, un tempo tempio della sinistra movimentista romana. La cosa viene venduta come il “dietro le quinte”, o backstage, del lungo viaggio di quattro senatori nella lunga marcia che precedette l’entrata dei grillini in Parlamento del 2013.

Uno di loro, Luis Alberto Orellana, nel frattempo è stato fatto migrare verso altri lidi grazie alla nota democrazia interna al “Movimento” della Casaleggio Associati. Titolo del docufilm? “Tutti a casa – Inside Movimento 5 Stelle”. Autrice la regista danese Lise Birk Pedersen, casa distributrice e produttrice la “Wanted”. La Pedersen, sia ben chiaro, anche al netto della Hitler-Jugend non è la Leni Riefenstahl di Beppe Grillo.

Il documentario è noioso, pretenzioso, pieno di luoghi comuni e di ormai invecchiati filmati di repertorio, come quello delle contestazioni davanti al Parlamento della plebe grillina, oppure quello di Paola Taverna che in macchina racconta la propria vita e che se avesse potuto avrebbe fatto tutto tranne che la donna in politica. O ancora gli spezzoni con i cori ridicoli di “onestà, onestà!”.

Una menzione a parte va al senatore Mario Michele Giarrusso, che si autodefinisce avvocato antimafia, che dice di essere stato convinto a cambiare la propria vita dopo avere visto in televisione la notizia dell’avvenuto “attentatone” di Capaci. Chiarendo agli spettatori che la sua entrata in politica è stata per vocazione oltre che per missione. Insomma, un imbarazzante docufilm agiografico, con strafalcioni a non finire, e ancora focalizzato su un nemico che di fatto non sembra esserci più: Silvio Berlusconi. Tratteggiato anche lui con filmati di repertorio e ribaldamente associato alla mafia che ha fatto fuori Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Va detto che se i grillini hanno bisogno di prodotti propagandistici del genere, oltretutto un po’ datati, per incendiare l’immaginario degli italiani nella imminente nuova campagna elettorale per le elezioni politiche del 2018, questo significa che forse non si sentono così forti e sicuri di stravincere. Come pure dicono di essere. E come continuano a dirci i talk-show servili di “La7” e i sondaggi che sono quello che sono in Italia.

Nelle note per la stampa ci viene comunicato che “la regista ha ottenuto il ‘permesso’ di poter raccontare il Movimento dal suo interno seguendo nel privato e nelle riunioni i senatori pentastellati Paola Taverna (madre e assistente di laboratorio); Alberto Airola (fotografo); Mario Michele Giarrusso (avvocato antimafia) e Luis Alberto Orellana (marketing manager)”.

Verrebbe da dire: “Che culo...”. L’aver ottenuto quel permesso che in Italia è stato negato alla stampa, all’opinione pubblica e a tanti altri curiosi rappresenta uno scoop. Con buona pace della trasparenza e dello streaming. Soprattutto quello autogestito.

(*) Il trailer 

Aggiornato il 23 giugno 2017 alle ore 13:31