
Il dato sulla sfiducia nella politica che Index Research (nella foto) ha elaborato nei giorni scorsi per la trasmissione “Piazza Pulita” di La7 è allarmante ma non sorprendente.
Infatti, che il 93 per cento degli italiani abbia staccato la spina al filo della fiducia e delle considerazione a una classe politica e dirigente come la nostra, più che evidente è conseguente. Del resto, noi, in buona e vasta compagnia da almeno tre anni segnaliamo con accorata passione dalle colonne del nostro giornale il crescente incremento di questo sentimento. Non che prima la situazione fosse migliore, anzi, il colpo di grazia è iniziato col Governo Monti, ma il flop e il teatrino dell’Esecutivo a guida Renzi è stato devastante. Se con Monti, infatti, gli italiani avevano una qualche consapevolezza di ciò che il genio bocconiano avrebbe fatto sulla loro pelle pur di eseguire gli ordini europei, con Matteo Renzi nonostante tutto un minimo di speranza e di curiosità c’era. C’era perché Monti aveva piegato le ginocchia del Paese; aveva precipitato tutti nel girone di Equitalia; aveva utilizzato la signora Elsa Fornero per colpire le pensioni senza pietà; aveva resuscitato le patrimoniali.
Insomma, Monti con la complicità di Giorgio Napolitano aveva implicitamente cambiato l’articolo numero uno della Costituzione, sostituendolo in: “L’Italia è una Repubblica fondata sulle tasse”.
Casa, risparmi, transazioni, accise, non ci fu una voce che con il Governo Monti non suonò la carica fiscale, tanto è vero che finimmo all’inferno. Crescita negativa, esodati, disoccupazione, crollo dell’edilizia, assalto fiscale, blocco degli investimenti, questo fu il grande risultato del Governo del professore. Bene, trascurando la breve e asettica esperienza di Enrico Letta, detronizzato peraltro con l’ennesimo colpo di palazzo, con Renzi almeno all’inizio un po’ d’interesse si era creato. Fu purtroppo una falsa illusione, perché proprio con l’ex sindaco di Firenze ogni aspettativa, passo dopo passo, si è trasformata in un disastro. Promesse, proclami, annunci, impegni, tutto con Renzi ha finito col diventare una trama da romanzo giallo-rosa di Carolina Invernizio.
Inutile fare l’elenco delle assicurazioni disattese, degli scandali bancari, di quelli corruttivi che dal Nord al Sud si sono appalesati; inutile ricordare la conduzione scriteriata di “Mare Nostrum”; inutile ricordare la quantità di transfughi accorsi a sostenere Renzi. Inutile ricordare, dulcis in fundo, l’avventatezza di imballare Paese e Parlamento per una riforma costituzionale pessima, cervellotica e rischiosa per la democrazia, conclusa fortunatamente con la batosta del referendum dello scorso 4 dicembre.
Insomma, in tre anni durante i quali Mario Draghi dalla Banca centrale europea ha fatto il possibile e l’impossibile per aprire la strada a un risanamento vero del Paese, il Governo Renzi ha sprecato risorse, sperperato la flessibilità, disatteso ogni riforma incisiva. Nulla di profondo sulla giustizia e sul fisco (la rottamazione è un contentino); nulla sulla riduzione del mastodonte pubblico; nulla sulle pensioni d’oro e sui privilegi di Stato. Come se non bastasse, con Renzi l’immigrazione è diventata un’invasione, l’insicurezza è aumentata e la crescita economica è un infimo frazionale ultimo in Europa. Oltretutto, la sciocchezza di varare un governo-fotocopia dopo la mazzata del referendum con lo scettro che da Matteo Renzi è passato a Paolo Gentiloni, nulla ha prodotto se non far avvelenare ulteriormente gli italiani. Riproporre, infatti, gli stessi personaggi nell’Esecutivo con l’aggiunta di un ministro che dichiara titoli che non ha e un altro che passa da una grave gaffe all’altra, ha peggiorato il clima sociale.
In buona sostanza nell’Era renziana si è spaccato tutto, centrosinistra, centrodestra, i rapporti con l’Europa, con l’America e con la Russia. La crisi resta e il Paese è sempre più in bilico. Solo Beppe Grillo se la ride, tanto è vero che in tre anni e mezzo il Movimento 5 Stelle è diventato il partito più grande e potenzialmente vincitore. Del resto il 93 per cento di sfiducia nei confronti della politica fa proprio scopa con il 50/60 per cento di astensionismo e con il 30 per cento dei pentastellati. È un dato allarmante da non trascurare, anche perché il peggio non muore mai!
Aggiornato il 26 aprile 2017 alle ore 16:53