L’Inpgi incasserà dal Comune di Roma i 2 milioni e 120mila euro di affitti arretrati non pagati dall’immobiliarista Sergio Scarpellini (che a sua volta subaffittava proprio al Campidoglio) per l’immobile sito al civico 3 in largo Lamberto Loria.
È una sentenza di primo grado del Tribunale civile di Roma dello scorso 5 aprile a stabilirlo. E giustamente il sito inpginotizie.it ne ha dato novella a tutti i propri iscritti. Che non potranno non rallegrarsi della cosa in tempi di vacche magre come quelli che la categoria dei giornalisti sta vivendo. Il Comune dovrà pagare anche 31mila euro di spese legali; una cifra enorme, che sottintende la temerarietà della stessa amministrazione capitolina ad aver voluto andare in causa con l’istituto previdenziale dei giornalisti invece che pagare gli affitti arretrati richiesti. Affitti che Scarpellini aveva cessato di erogare dal 2015, dopo che il Campidoglio stesso aveva disdetto il contratto di subaffitto in cui si era andato ad infilare fin dal 2007. Con un possibile danno erariale per la collettività di oltre 100 milioni di euro.
Che cosa era successo in pratica? Che il Comune di Roma, giunta Veltroni, prima rifiutò nel 2005 di affittare l’immobile direttamente dall’Inpgi per 1 milione e 800mila euro annui (così come fecero altri enti pubblici che risposero alle inserzioni messe sui giornali dopo che l’Enel disdisse l’affitto alla fine del 2004) e poi inopinatamente accettò di subaffittarlo per 9 milioni e 500mila euro dal costruttore Scarpellini. Due anni dopo. Scarpellini, apparso come dal nulla, aveva infatti affittato dall’Inpgi stesso l’edificio di largo Loria per due milioni e 100mila euro con la clausola del subaffitto. Con il sospetto forte che fosse tutto stato predisposto sin dall’inizio per far fare un affare a Scarpellini a spese dei contribuenti romani. Così come non è impossibile che qualcuno nell’amministrazione comunale abbia fatto di tutto per combinare l’affarone a favore del costruttore, in cambio di chissà cosa.
Sia come sia, il subaffitto a prezzi folli per il Comune andò avanti fino al 2015, quando, dopo svariate campagne di stampa, e dell’opposizione, a Ignazio Marino, in primis i Radicali ma poi anche i Cinque Stelle, il contratto stesso di sublocazione fu disdetto. A furor di popolo.
Da allora, come nelle tradizioni dei palazzinari romani, Scarpellini non pagò più l’affitto all’Inpgi, nonostante la cifra che aveva lucrato negli anni precedenti. E l’Inpgi, dopo aver fatto sequestrare un palazzo di periferia allo stesso costruttore, ha chiamato in causa anche il Campidoglio. Che adesso dovrà pagare gli affitti arretrati non pagati da Scarpellini all’Inpgi.
Una vicenda di sprechi, e forse peggio, tutta italiana, che stranamente oggi i Cinque Stelle, al governo cittadino a Roma, non rivendicano come una vittoria del loro modo di fare politica dopo aver determinato la rescissione del contratto due anni orsono. Quando erano all’opposizione della giunta Pd. Anzi, hanno persino mobilitato (e pagato) gli avvocati del Campidoglio per resistere alle pretese risarcitorie dell’istituto di previdenza dei giornalisti, sapendo benissimo che era una causa persa. E il “premio” che hanno avuto dal Tribunale civile di Roma è stato pari a una scoppola da 31mila euro per spese legali e di giustizia.
Tutto in conto al contribuente romano.
Aggiornato il 02 maggio 2017 alle ore 22:26