Le “comunarie” grilline? Per Beppe Grillo vanno bene solo quelle in cui i candidati sono supportati dagli odiatissimi (a parole) “poteri forti”. Vedi la bocconiana alto-borghese Chiara Appendino a Torino, che lo Scalfari prima maniera definirebbe “figlia della razza padrona”; o Virginia Raggi a Roma, proiettata in Campidoglio da chi nella Capitale ha sempre comandato sottobanco, muovendosi con disinvoltura in una palude di intrighi, misteri, corruzione e malaffare.

Confesso il mio sottile piacere nel ritrovare e leggere le mie stesse critiche sulle colonne del Financial Times dello scorso 10 aprile, nell’articolo dal titolo “Euro exit for Italy or France will be a trauma”, a firma del famoso collega Wolfgang Münchau. Del resto, per quanto mi riguarda, e molto prima di tanti altri passati dal servo encomio al disincanto e alla critica feroce, ebbi più volte a sottolineare sul nostro quotidiano come il Movimento Cinque Stelle fosse un fenomeno alla “Uomo qualunque”, privo di leadership politica navigata e di un nuovo, credibile progetto sociale a medio-lunga scadenza. Quindi, un altro vuoto a perdere della storia politica italiana.

Il più autorevole analista del giornale economico-finanziario della City di Londra, a proposito della sbandierata uscita dall’Eurozona, cavallo di battaglia propagandistico di Marine Le Pen e Beppe Grillo, scrive che “i due, pur propendendo per l’uscita dall’Euro, hanno bisogno di un po’ di tempo per dare la parola al popolo, chiamandolo a esprimersi tramite un referendum consultivo. E questo ci dice quanto poco siano preparati a governare M.me Le Pen e Grillo, rispettivamente leader del Front National e del Movimento Cinque Stelle”.

Già: l’uscita dalla moneta unica, sottolinea Münchau, è un affare ben più grande e complesso della Brexit, destinato quindi a impegnare a tempo pieno il nuovo Esecutivo per tutti e cinque gli anni di mandato, sacrificando le altre priorità di governo! Tra l’altro i due saranno i soli a portare l’immensa responsabilità delle inevitabili conseguenze destinate a dare luogo al “più grande default dell’umanità”, con il probabile collasso dell’intero sistema bancario europeo e la disgregazione dell’Unione. Abbandonare l’Euro è come scatenare una guerra: occorre chiudere le frontiere per impedire alla gente di portare all’estero i propri risparmi, usando la forza per reprimere duramente le proteste popolari. Dato che per uscire dall’Euro non ci sono vie di fuga preordinate e nemmeno legali, occorre preparare accurate azioni militari per provvedere alla logistica, come se si trattasse di organizzare un colpo di Stato: qualcosa che avviene in un solo fine settimana, con i carri armati in giro per le strade delle città.

E qui, però, Münchau dimostra tutta l’arroganza delle élite, dato che al popolo è stata sottratta qualunque decisione preliminare in merito. Tutti costoro pensano che gli italiani avrebbero detto “Sì” se fossero stati spiegati in anticipo gli effetti devastanti a medio e lungo termine, relativi al crollo letterale sia del loro potere di acquisto in questi quindici anni, sia della capacità competitiva e produttiva, coniugati all’impossibilità di operare politiche keynesiane per attenuare l’impatto di una depressione economica senza precedenti? Nel suo articolo, Münchau rimprovera giustamente a Luigi Di Maio l’inesperienza e l’assoluta impreparazione all’arte di governo, vista la sua memoria corta che non gli consente di ricordare e analizzare quanto avvenne quando l’Italia fu forzata, assieme alla Gran Bretagna, a uscire dallo Sistema monetario europeo (Sme). E dove troverà Di Maio i soldi necessari per il suo popolare “reddito di cittadinanza”, visto che una volta fuori dall’Euro nessuno finanzierebbe più il debito pubblico italiano destinato a produrre stratosferici tassi d’interesse per il collocamento futuro dei buoni del tesoro?

“Già la sera stessa della sua elezione. Mr. Di Maio – scrive ancora Münchau – sarebbe obbligato a confrontarsi con lo sfaldamento del sistema finanziario italiano. Le banche sarebbero insolventi appena il giorno dopo e Mario Draghi non potrebbe fare nulla per arginare la tenuta del sistema sotto la minaccia del referendum. Di Maio avrebbe solo 24 ore di tempo per decidere se andare avanti o rinunciare alla sua consultazione popolare. E lui non è affatto in grado di far fronte a quest’ultima ipotesi”.

L’Italia di Luigi Di Maio ricorda quella di Alexīs Tsipras: tutto chiacchiere e distintivo. Ma nulla di concreto, alla prova dei fatti. “Se uscita dall’Euro dovrà esserci sarà per un incidente, e non per via referendaria. La cattiva notizia è che gli incidenti capitano”.

Soprattutto se da noi il timoniere sarà Beppe Grillo, guidato dal suo evanescente consigliori Davide Casaleggio.

Aggiornato il 02 maggio 2017 alle ore 22:35