
Come scritto e riscritto non c’è un euro e Pier Carlo Padoan insiste con la sua disperata ricerca di quei quattro soldi (500/600 milioni) che mancano per tacitare l’Unione europea. Parliamo di quattro soldi perché a sentire il Premier e il superministro, il frutto del gran lavoro di Matteo Renzi è ricco e succoso.
Stiamo crescendo, il debito scende, le casse pubbliche sono in equilibrio, i consumi aumentano e chi più ne ha più ne metta, così dicono tutti i santi giorni. Se così fosse, trovare mezzo miliardo di euro per sanare l’avvertimento europeo dovrebbe essere una banalità, ma siccome non è, sono disperati. Oltretutto quando agli ex comunisti, post-comunisti o cattocomunisti che siano gli impedisci di tassare senza pietà, non sanno fare altro per rimpinguare le casse.
La loro competenza in politica economica, infatti, si esaurisce con il metodo dello sceriffo di Nottingham, dopo di che entrano nel pallone. Come se non bastasse e sempre a proposito di cattocomunisti e di intelligenza finanziaria, quando incassano, dopo aver spremuto la gente, spendono, sperperano e dilapidano a vanvera. Del resto, se l’Italia dopo il miracolo del boom economico fra il 1955 e il 1965 è progressivamente entrata nell’inferno del debito, è solo per colpa di questo modo di essere, pensare e fare politica. Infatti, dalla fine degli anni Sessanta in poi il pensiero cattocomunista in politica economica ha dilagato. Al netto degli scandali e della corruzione, che non solo non è mai cessata ma ha riguardato un po’ tutti i partiti, il vero dramma è stato il “tassa e spreca”.
Per questo sono nate le Regioni, gli Statuti speciali, un’infinità di enti inutili; per questo lo Stato si è infilato ovunque diventando un mastodonte mangiasoldi. Sempre per volontà della Democrazia Cristiana e del Partito Comunista Italiano sono nate le pensioni baby e quelle d’oro, le cattedrali nel deserto, le invalidità a gogo e le partecipazioni statali. Insomma, il binomio dominante per decenni ha voluto e imposto la cultura dall’assistenza, dello sperpero e delle manovre economiche solo a fini elettorali per viziare il consenso. È così che le aziende e gli organismi di Stato si sono moltiplicati, che i politici trombati e i dirigenti amici sono finiti al comando di tutto e con stipendi da nababbo. È così che previdenza e assistenza si sono fuse; è così che è nata la Cassa per il Mezzogiorno.
Insomma, con i cattocomunisti nasce e cresce il paga Pantalone pensiero, ben sapendo che Pantalone significava o tasse o debito, o tutte e due le cose. Ecco perché in qualche decennio siamo passati dal Nobel della lira degli anni Sessanta allo sfacelo odierno. E che nulla sia cambiato lo testimonia il Governo Renzi che in tre anni ci ha dato con bonus, regali elettorali, 80 euro e Jobs Act il colpo di grazia nel bilancio pubblico. Nemmeno l’esproprio fiscale del predecessore Mario Monti è bastato, come non è bastata la vergogna della Legge Fornero e la conseguente persecuzione di Equitalia. Come se niente fosse, anziché troncare le pensioni d’oro, i super stipendi pubblici, gli enti inutili, i contratti in deroga di Bankitalia, Consob, eccetera, continuano a pensare a nuove tasse. Continuano a lasciare gli Statuti speciali, le municipalizzate e duemila ammortizzatori che disperdono risorse e non servono a niente.
Ecco perché Padoan non sa cosa fare per trovare quattro soldi, perché spendiamo una enormità di miliardi per mantenere l’inutile, il vergognoso, l’insopportabile e le tasse non bastano mai. Dulcis in fundo, sembra che l’Ape (Anticipo Pensionistico), altra vergogna cervellotica e punitiva, non riesca a prendere il via, sapete perché? Non bastano i fondi per applicarla in toto. Evviva, ma non vi preoccupate perché fra qualche mese si voterà e siccome vincerà Beppe Grillo o il centrodestra, la Legge Fornero finalmente andrà al macero e un’altra Italia forse ci salverà.
Aggiornato il 27 aprile 2017 alle ore 17:04