Media e M5S: dalla  schiena alla lingua

In un soprassalto di dignità professionale, Lilli Gruber ha definito uno “spottone” l’apparizione di Davide Casaleggio nella sua trasmissione su La7. In realtà, usando un termine più brutale ma più giornalisticamente appropriato, si è trattato di una marchetta. Anzi, di un marchettone. In cui ciò che più ha colpito non è stata la capacità comunicativa del figlio di Gianroberto Casaleggio ed erede del ruolo di diarca con Beppe Grillo del Movimento Cinque Stelle, una capacità simile a quella di uno stoccafisso. E neppure la disinvoltura con cui il discendente diretto del teorico della democrazia diretta attraverso la rete ha pronunciato sciocchezze come quella secondo cui il costo del reddito di cittadinanza potrà essere finanziato attraverso la lotta ai vitalizi ed alle pensioni d’oro.

Ciò che più ha colpito e ha inquietato non è stata l’oggettiva inconsistenza comunicativa e politica del giovane cogarante dei grillini, ma la straordinaria piaggeria messa in mostra dal giornalista Gianluca Nuzzi e dal sociologo Domenico De Masi messi a fianco del nuovo potente non per verificare la sua preparazione e autorevolezza ma per rendere più semplice, piacevole e sicura la sua prima apparizione mediatica.

Non deve essere stato troppo difficile scegliere i partners più adatti a favorire la prima volta di Casaleggio junior. Nuzzi era amico di Gianroberto e ha da tempo esaurito la sua carica polemica nella critica al Vaticano segreto. De Masi si è trasformato nell’ispiratore della politica del lavoro del Movimento Cinque Stelle scrivendo un libro dal titolo significativo “Lavorare gratis, lavorare tutti”, che è la riproposizione in chiave paradossale del principio caro alla sinistra paleomarxista del “lavorare meno, lavorare tutti”.

Ma al di là della evidente intenzione dei due partners e della conduttrice di trasformare la trasmissione nel marchettone pro-Davide di cui sopra, ciò che merita di essere sottolineato è il modello di intervista televisiva che l’apparente inarrestabile marcia verso il potere dei Cinque Stelle ha ormai imposto nei media nazionali. Quello non della schiera dritta e neppure della schiena curva, ma quello della lingua penzoloni. Che vergogna!

Aggiornato il 27 aprile 2017 alle ore 17:23