Il cocktail più dolce

Finalmente ce l’hai fatta, caro Uomo. Domenica mattina con un morso finale e liberatorio hai schiacciato un pulsante, salutando per sempre questo mondo e questa vita che fino a tre anni fa era stata così generosa nei tuoi confronti e che poi ti ha voltato le spalle nel modo più crudele. Prendendo di nuovo il comando della cloche del tuo destino, ti sei riappropriato della tua libertà, decidendo solo tu, per te stesso.

Sembra un paradosso – ma purtroppo non lo è affatto – sei stato costretto a farlo come un clandestino, un emigrante: in auto-esilio. Esilio leggero e delicato, per il tuo cuore, ne sono certo. L’esistenza ti ha tarpato le ali con le quali un tempo viaggiavi - levitando e facendo levitare gli altri - attraverso la tua musica. Spirito libero e trascinatore, amante degli animali e della vita, prima. Costretto dopo, da un maledetto incidente e successivamente dal proprio Stato, ad oltre mille giorni (1000!) nel proprio letto senza più la vista, senza più la speranza.

Alcune persone nelle medesime condizioni potrebbero decidere di andare avanti; altre invece potrebbero provare a farla finita subito. Nessuno può dire con lucidità cosa davvero farebbe, finché non vive la stessa esperienza personalmente. Ed è per questo che ognuno avrebbe diritto di decidere esclusivamente per se stesso.

Uno Stato che non permette a un individuo di scegliere di porre fine dignitosamente alla propria vita, quando (come in questo caso) di vera vita non si può più parlare, bensì di lento scorrere di giorni - uguali uno dopo l’altro - senza alcuna prospettiva di luce; non è né uno Stato amico, né liberale. È, al contrario, uno Stato meschino e vile, ancor più vile della stessa vita che da un giorno all’altro ti priva di tutto. Perché il medesimo Stato non ti ha voltato le spalle, caro Fabiano, ha fatto di peggio: ha mostrato totale indifferenza verso i tuoi appelli; così dignitosi, lucidi e al tempo stesso carichi di una passione gigante, irraggiungibile.

Sei morto a quarant’anni e al pensiero che, se non avessi avuto la possibilità di conoscere Marco Cappato o non avessi avuto la necessaria disponibilità economica per fuggire in Svizzera, saresti ancora nel tuo letto - e data l’età così giovane chissà per quanti anni ancora - immobile e cieco, prigioniero del tuo corpo, logorato dai ricordi di una vita precedente, così vicina solo temporalmente parlando, lontana anni luce sotto i restanti punti di vista nonché impossibile da recuperare di nuovo; mi viene il magone e rabbrividisco.

Alcuni esponenti della Chiesa ritengono che i Radicali Italiani debbano vergognarsi perché, a loro parere, strumentalizzano le esperienze e le testimonianze dei malati, per accaparrarsi visibilità e consensi. Sono loro, al contrario - insieme alla maggior parte degli attuali esponenti politici - ad essere senza vergogna, poiché vogliono imporre a tutti la loro morale - anche a chi non la condivide - straparlando delle decisioni altrui con un’arroganza, con un subdolo cinismo, e con un bigottismo tipico di secoli passati, riadattato ai giorni d’oggi. È uno scenario pauroso, vergognoso e preoccupante.

Il problema nasce dalla politica italiana (ultima pecora nera, insieme all’Irlanda, a non avere ancora una legge su eutanasia o testamento biologico); la quale è convinta, infatti, che tematiche riguardanti i diritti civili non siano fra le priorità all’ordine del giorno, preferendo parlare una volta di spread e un’altra di decreto salva banche, dimenticando argomenti sicuramente non importanti ai fini del dio denaro, ma certamente ben più nobili.

Quattro rinvii in appena un mese e mezzo per l’esame della proposta di legge sul biotestamento. Quattro, come il numero delle persone malate che, ogni giorno, si suicidano. Alcune di esse perché, stanche di vivere nell’indifferenza, nel dolore e in una galleria infernale senza via d’uscita, magari impossibilitate dall’emigrare in Paesi nei quali il suicidio assistito è legale, si tolgono la vita con modalità atroci. Tutto ciò è incivile!

L’ipotesi che tutta questa vicenda possa essere, come puntualmente accade, dimenticata nei prossimi giorni, tornando nell’oblio, abbandonata dai riflettori e dall’agorà mediatica, è concreta e mi spaventa. L’unica speranza è alimentata da persone come Marco Cappato e tutti gli eroi dell’“Associazione Luca Coscioni”. Autentici angeli in aiuto di chi vuole essere padrone della propria vita fino all’ultimo istante.

Le voci dello Stato Etico fanno sentire la loro eco, usando la forza dell’inerzia per imporre decisioni nei confronti del singolo individuo. Il “Leviatano” di Hobbes , rappresentato da una certa politica troppo spesso piccola, vigliacca, cattiva.

Rimarrai per sempre, Fabiano. Resterà per sempre la dignità con cui hai affrontato una situazione che di dignitoso non aveva più nulla, come a più riprese hai urlato al mondo. Esempio per chi, in futuro o già adesso, si trova in una condizione analoga. Come mai potrà essere dimenticato il commovente atto d’amore della tua compagna di vita, Valeria, e di tua madre che, inizialmente in disaccordo, successivamente si è schierata orgogliosamente al tuo fianco, divenendo la tua più grande alleata nel combattere (e vincere!) questa battaglia.

Non so cosa possa accadere in Italia nei giorni, nei mesi e negli anni a venire. Ci sarà una svolta liberale? Resterà tutto come adesso? Nessuno può dirlo. Quel che è certo è che finché non vi sarà alcun tipo di legge rispettosa nei confronti di chi vuole essere libero fino alla fine, continueranno questi pellegrinaggi o, ancor meglio, queste fughe crudeli (in ultimo il pensionato veneziano, Gianni Trez) verso destinazioni più civili. Altrettanto sicuro è l’atteggiamento di tante persone che, imperterrite, proseguiranno con i loro commenti che puzzano di dittatura.

Ma adesso, caro Fabiano, tutto questo chiasso assordante non ti dà più fastidio, perché in Svizzera (e non in Italia!) domenica mattina sei finalmente riuscito a bere il cocktail più dolce che potesse esistere nella tua condizione ultima. Un cocktail dal sapore di libertà, dal gusto di libertà riacquisita. Per sempre. Namaste!

Aggiornato il 07 aprile 2017 alle ore 18:10